Quello che succede in questo disco è davvero sorprendente: Gurdan Rayatt, Michael Messer e Manish Pingle riescono a far sembrare naturale una mescolanza di stili e di colori musicali che solo apparentemente sembrano inconciliabili, declinando i verbi del blues acustico e quelli dei raga indiani con rara naturalezza e bellezza da farmi restare attonito sin dalla prima volta che ho ascoltato questo disco.
La combinazione, la fusione dei suoni della chitarra resofonica e di quella proveniente dal Nord dell’India (una miscela di quattro cordofoni indiani: Sitar, Veena, Sarod e Violino) è veramente interessante, se poi aggiungiamo i suoni e i ritmi dettati dalla tabla “parlanti” otteniamo una fusione del tutto inedita e davvero intrigante.
Come detto in apertura il repertorio viaggia tra i due continenti e sulla loro storia musicale: quello indiano, soprattutto nei suoni, e quello nordamericano nelle composizioni. Ascoltate il solo di Manish Pingle in “Rollin’ and Tumble” di Muddy Waters e la sua intro in “You Gonna Be Sorry” di Fred McDowell, oppure il raga di “Bhupali blues” e il brano di Messer “Blue Letters” e vi farete un’idea dell’ambizioso progetto del trio di Michael Messer.
Musica freschissima, del tutto originale che merita tutta la vostra attenzione nell’ascolto che si pone già a mio avviso come una delle produzioni migliori della prima parte del 2016.
Un’altra gemma dal sottobosco musicale delle piccole etichette e delle autoproduzioni. Ben vengano.
di Alessandro Nobis