di Felice Colussi
Principesse, mostri, diavoli, licantropi, sirene e elefantini bianchi. Questo è Liggenni il nuovo disco di di Mimì Sterrantino e Marco Corrao, musicisti e cantautori del messinese, uno dell’area jonica e l’altro di quella tirrenica.
Otto inediti per otto leggende che arrivano proprio da questa terra crocevia di due mari e due anime, che raccontano la Sicilia tra esoterismo, misticismo e paganesimo. I brani attingono a storie della tradizione scritta ma soprattutto a quella orale, quelle che ancora oggi i nonni raccontano.
A principissa, prim
a traccia del disco, narra di una principessa mediorientale di nome Sicilia, costretta a lasciare la propria terra per sfuggire ad una maledizione lanciata dal mostro Greco-Levante che l’avrebbe uccisa all’età di quindici anni. Per salvarle la vita, il padre la mise su una barca e l’affidò al mare. Approdata su un’isola semi-deserta, incontra un ragazzo, unico superstite di una grave epidemia che aveva sterminato la popolazione, ed insieme ripopolano quella terra che in onore della principessa fu chiamata proprio Sicilia.
Con questo brano si presentano Mimì Sterrantino e Marco Corrao, musicisti e cantautori del messinese, uno dell’area jonica e l’altro di quella tirrenica, in un disco che mescola la tradizione sicula, i racconti fantastici e la memoria orale, con il blues e il country, chitarre battenti e banjo.
Il disco prosegue poi con Mori senza cruci, descrizione dell’antico rito pagano della ammazzatina du porcu.
Gli schiavi del Sirina racconta di fantomatiche sirene che risalendo il torrente Sirina, nel territorio di Castelmola, rapivano i giovani siciliani richiamati dal loro canto in un abbraccio mortale.
Rusulè è invece la leggenda di un’assassina di nome Rosalia, Rusulè in siciliano, una vecchina vestita di stracci, che usciva di notte dal bosco incantato della Sireta, territorio di Naso piccolo paese della provincia Tirrenica di Messina, con una falce in mano ad uccidere qualunque essere vivente le capitasse a tiro.
A truvatura ci trasporta poi alla ricerca di un tesoro, nascosto nelle campagne messinesi.
Naturalmente non può mancare il divano, con relativa grotta per spaventare i bambini, in A rutta du diavulu.
I lupinari sono poi i lupi mannari di Castelmola nella contrada di Lupinaria, nome di un piccolo borgo vicino Taormina. Il brano narra di scorribande notturne ed uccisioni misteriose nei primi dell’Ottocento.
Conclude il disco U jancu lifanti, leggenda di un elefantino bianco che ritrovava i bambini dispersi, rapiti da contrabbandieri senza scrupoli per poi essere utilizzati come schiavi nelle miniere o nei campi da arare. E’ una storia di tradizione orale che in genere si raccontata ai piccoli per farli addormentare.
Alla registrazione del disco, avvenuta nel febbraio 2018 presso RecOnBlack di Santa Teresa (ME) da Ottavio Leo, hanno partecipato Mimì Sterrantino alla voce, mandolino, banjo tenore, chitarra classica, chitarra battente, tromba, marranzano; Marco Corrao alla voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, slide, ukulele; Davide Campisi ai tamburi a cornice, percussioni e Flavio Gullotta:ì al contrabbasso e al piano; con ospite Daniele Zappalà ai fiati in A Principissa.
Gli arrangiamenti sono di Mimì Sterrantino e Marco Corrao, le foto di Andrea Nunzio, il disegno di copertina di Mimì Sterrantino, il progetto grafico di Giampaolo Nunzio.
Il disco esce in distribuzione digitale e in vinile a tiratura limitata.
Storie di vita quotidiana, leggende e racconti che profumano di storia e di memoria, un buon disco davvero, anche se le voci non ci convincono del tutto. Da ascoltare con piacere.
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