ARGÒMM TEATRO, 2005 – MUSICA DEGLI ALBANESI DI CALABRIA
Fino a poco tempo fa erano assai pochi i dischi dedicati alle tradizioni musicali della minoranza albanese in Italia. Ricordavamo solo il bel “Lontano dal paese delle aquile” di Silvana Licursi, vinile di quasi venti anni fa. Poi, ultimamente, è rinato l’interesse per un patrimonio linguistico, culturale e musicale di grande qualità e fascino. E dopo “Chorè”, apprezzato lavoro di Nistanimera (che ricordiamo aver ricevuto il nostro Fbis!) ecco ora “Moti Shkon”, primo disco del gruppo Ensemble. Nato da un’idea di Giovanni Mazza, il disco ha come intento non tanto la riscoperta di un repertorio, quanto piuttosto la riappropriazione di una lingua (l’arbëreshe degli albanesi di Calabria) e, di conseguenza, di una cultura. Ed infatti Francesco Mazza, voce del gruppo e autore o co-autore dei brani, nella presentazione scrive che proprio in occasione di questo progetto ha iniziato a leggere e scrivere in arbëreshe, di cui prima aveva solo una conoscenza di tipo orale. Così i dieci brani del disco, ad eccezione della nota “Lule lule”, sono tutti di composizione. Tra di essi troviamo di grande bellezza quelli dal tono più intimista, costruiti sul binomio voce-chitarra, come, ad esempio, quello che dà il titolo all’album, o “Fjoi”, una delicata ninnananna. Musicalmente, più che un suono Ensemble cerca (e trova) un’atmosfera, utilizzando di brano in brano strumenti diversi, ma sempre in numero limitato. Una chitarra e il canto bastano così per evocare un intero mondo, non solo musicale: quello di Pallagorio (Crotone) paese d’origine dei due fratelli Mazza. Dal punto di vista dei testi, questi sono costantemente sottesi dal senso dello sradicamento. Come cinquecento anni fa dall’Albania, così anche oggi gente di cultura arbëreshe lascia i propri paesi e va altrove, mentre altri uomini e donne attraversano il mare, in una nuova fuga. Rimangono i ricordi e gli affetti a mitigare il distacco. Il desiderio del ritorno, di ritrovare paesaggi e amori è forte e urgente, perché inevitabilmente il tempo passa (“Moti Shkon” significa appunto questo), cambiano le persone e le cose, e l’unica ricetta contro tutto ciò è cantare il proprio “mondo perduto”. Il CD è incentrato sulla voce di Francesco Mazza, già noto ai lettori di FB perché anche cantante degli Imperfecta. Mazza ancora una volta dà un’ottima prova delle sue qualità interpretative, egregiamente supportato da musicisti di grande esperienza: innanzitutto il chitarrista e violinista Lino Bardi (co-fondatore con Mazza del gruppo nel 1991). Poi Livio Andronico (chitarra classica) e Massimo Spinosa (basso elettrico).
Giacomo Arval
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