Nell’ambito della musica bretone troviamo ancora, fortunatamente, dei giovani talenti che, nonostante la crisi economica che colpisce anche il settore discografico, si impegnano con grande motivazione nella diffusione e nell’innovazione della musica tradizionale apportando un proprio stile. È il caso di questa coppia formata da Rozenn Talec, voce, e Yannig Noguet, organetto diatonico.
Rozenn, figlia d’arte, ha imparato a cantare fin da bambina dal padre Jean Claude. Dotata di un talento naturale, nel corso degli anni ha raffinato il proprio stile sotto la direzione di cantanti come Marthe Vassallo e frequentando la terza Kreiz Breizh Akademi di Erik Marchand.
Yannig Noguet, arrangiatore e compositore, nonostante la giovane età ha una lunga esperienza; insegnante di organetto diatonico, ha suonato a fianco di artisti noti, come Gilles Servat e Denez Prigent.
In questo album dal titolo attraente: Mouezh an Diaoul (la voce del diavolo) uscito nel 2013 e distribuito da Coop Breizh, l’armonia di questi due artisti è palpabile fin dal primo ascolto. La voce di Rozenn si integra benissimo con l’accordeon di Yannig Noguet (per la cronaca un Castagnari) senza mai prevalere una sull’altro ed a volte in una sorta di kan-ha-diskan. Quando poi si aggiunge alla coppia il suono del flauto di Sylvain Barou (tracce 4, 6, 8, 9 e 11), la magia è compiuta. L’album è composto da tredici titoli: melodie e canzoni a ballo, tipiche dei festoù-noz.
I primi quattro brani fanno parte di una gavotte. Il secondo ed il quarto brano sono canzoni estratte dal “Carnet de route” di Yann-Fañch Kemener, una raccolta di brani tradizionali.
Si passa ad una mazurka col quinto brano: Nozvezh digousk (notte insonne) il cui testo è tratto da una canzone tradizionale.
Il sesto brano, quello che dà il titolo all’album, è invece una melodia composta dal duo Talec Noguet.
Il settimo brano, un valzer, è tratto da una canzone composta da Denez Abernot e dal gruppo Storlok nel 1980, in segno di protesta contro la centrale nucleare che la Francia voleva installare a Plogoff nel Finistère; il testo è riadattato sulla protesta ancora attuale contro la costruzione di un aeroporto Notre Dames des Landes, vicino a Nantes.
Ancora una melodia per l’ottavo brano.
Si ritorna ad una suite di gavotte nei tre brani successivi, che riprendono vecchi testi tradizionali che descrivono fatti di cronaca come un viaggio a Spézet nel nono brano o, come nell’undicesimo brano, storie di fidanzati che sono partiti in guerra per servire il re e che non sono più tornati.
Nuovamente una melodia per il dodicesimo brano che riprende una poesia di Alice Lavanant poetessa del Trégor.
L’album termina con una mazurka che porta lo stesso titolo del quinto brano.
Nonostante che i testi delle canzoni siano tutti rigorosamente in bretone, la voce di Rozenn Talec li rende, a nostro avviso, molto orecchiabili con una ritmica seducente che invita a ballare. Abbiamo apprezzato in particolare nel suo stile di canto una timbrica molto personale e quel suo modo, tra il sospirato ed il sincopato, per terminare alcune frasi musicali, che ritroviamo in cantanti ben noti come Louise Ebrel o i fratelli Morvan. Raccomandiamo quindi questo CD che si ascolta e si riascolta volentieri come abbiamo fatto noi.
Giustino Soldano e Muriel Le Ny
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