di Gianni Giusti
Vent’anni fa i Nidi d’arac esordirono con un EP dal titolo Mmacarie, un primo assaggio di quella che sarebbe stata la linea musicale che li avrebbe contraddistinti negli anni successivi, traducendo in linguaggi urbani la rustica e millenaria ruralità della Puglia.
Questo Face B è al contrario un disco post moderno, si potrebbe dire. Le radici sono ancora ben evidenti, dichiarate, ma parigino, di quell’ambente delle periferie pieni di rap e di trap, di afro trap, che Alessandro Coppola conosce bene dalla sua esperienza di responsabile della parte artistico-musicale, di ingegnere del suono e produttore di un centro dedicato ai giovani a rischio e basato sull’Educación popular, un ramo della pedagogia che si basa sull’apprendimento durante la pratica, nel contesto urbano di provenienza.
Face B è, un termine preso in prestito dalla trap, il genere musicale più diffuso oggi in tutte le capitali europee, e si riferisce ai brani prodotti con pochi mezzi, a partire da un lavoro già esistente, spesso dall’operato di un beat maker del quale non si conosce l’identità.
Nel caso dei Nidi d’Arac, tutti i brani sono caratterizzati dalle forme ritmiche tribali dell’afrotrap e da testi sinceri ma impegnati, spesso dedicati al tema del lavoro. Se quattro canzoni sono inedite, le restanti son state prodotte proprio così, a partire da un lavoro precedente, ossia dalle composizioni create in un particolare periodo della loro carriera.
Questo è l’elenco dei brani presenti nel disco: Luna all’una (A. Coppola), Moustapha (A. Coppola, Christopher Nyimi, F.Leo, S.Forte, Edoardo Targa), Spider man (A. Coppola, Alexandre Joyeux, Sebastiano Forte), Chansons pour l’enfer (A. Coppola), L’acqua de li chianti (A. Coppola), Sona pe nui (A. Coppola), Sciurnate de fatia (A. Coppola), Quai te spettu (A. Coppola, Francesco del Prete).
Il disco è stato registrato presso EPJ Mahalia Jackson di Parigi, Fattoria sonora di Roma, K97 di Lecce
, mixato da EPJ Mahalia Jackson a Parigi, masterizzato da Raphael Jonin al Jraph i.n.g. di Bois Colombes.Le foto sono di Antonio Dragonetti
, l’artwork di Grotesque e Antonio Dragonetti.
Un lavoro che testimonia un momento di transizione del gruppo salentino verso nuovi orizzonti sonori. Verso dove ancora non lo sappiamo. E’ bello comunque vedere un gruppo che dopo vent’anni ha ancora il coraggio e la voglia di rimettersi in gioco e cercare nuove strade. Che non sia una via coperta di petali di rosa ce l’ha confermato un concerto dal vivo visto a Trieste al Teatro Milea, complice anche un fonico sicuramente non all’altezza. I nostri hanno alternato momenti di grande lucidità musicale, ad altri dove la rotta non era molto chiara. Il line up della band ha in ogni caso al proprio interno tali talenti musicali e di palco in grado di entusiasmare anche il pubblico più riottoso. Li aspettiamo a una nuova grande prova discografica, perché dal vivo restano una grande sicurezza.
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