Max Arduini, secondo classificato nella selezione territoriale “Italia Centro Meridionale” di Coreno Ausonio (tenutasi il 17 marzo scorso), suonerà in luogo e data da stabilire durante la fase itinerante (decentramento) di Folkest 2012. In attesa di poterlo ascoltare dal vivo, una breve intervista per conoscerlo meglio.
La tua maturazione artistica: un percorso che parte da cosa per arrivare dove?
La mia maturazione artistica è in continua evoluzione e parte essenzialmente dal desiderio di scrivere. In cantina conservo scatoloni pieni di testi e canzoni mai cantate in pubblico e mai incise. Spesso la voglia di scrivere mi ha salvato dai momenti di profonda tristezza.
Max Arduini è un uomo allegro, spensierato, appassionato e ne parlo volutamente in terza persona per scindere il Max sognatore, scrittore e musicista dal Massimiliano più concreto e critico. Non ho ancora raggiunto la mia meta tanto è vero che conservo nel cassettino della memoria ancora 3 album pieni di idee da pubblicare.
L’uscita del mio prossimo lavoro è prevista per il 2013 e conterrà una nuova raccolta di inediti da me curata nei minimi particolari.
Sarà probabilmente il mio miglior lavoro… lo so lo dicono tutti ma è quello che sento. La mia maturazione artistica oggi mi vede proiettato in un futuro caratterizzato da un passo cauto e un linguaggio sempre più acuto….
Da quanto sei attivo come artista e come hai compiuto questa scelta?
La vita dell’artista non è solamente una scelta ma anche un destino prefissato: il mio bisnonno Guerrino, che non ho mai conosciuto, suonava la fisarmonica.
L’inizio è il momento più importante nella vita di chi sceglie la carriera musicale perché getta le basi di quello che sarà il percorso futuro.
La mia prima esperienza nel 1988 è stata casuale perché sono stato letteralmente spinto da alcuni amici sul palco del “Wine Bar”, un live club di Cattolica in voga allora in Romagna, per interpretare “Vita spericolata” di Vasco Rossi. Ricordo che fu un momento molto imbarazzante ma allo stesso tempo stimolante.
Successivamente mio padre, anche lui artista perché pittore, mi regalò una chitarra classica che conservo ancora gelosamente in camera e con la quale iniziai a comporre le prime scritture di un adolescente con tanta voglia di emergere.
La mia carriera è stata caratterizzata da esperienze diverse: tanti concorsi, tanti piccoli premi in improbabili gare canore regionali e provinciali dell’epoca, viaggi sulle navi da crociera in qualità di pianista di piano bar con indosso lo smoking, la musica suonata nei resort di mezzo mondo in infradito e pareo fino ad approdare nel 2009 alla realizzazione del mio primo vero cd autoprodotto che ancora oggi ritengo il mio miglior lavoro.
Il cd è stato realizzato con la collaborazione di Stefano Dionigi, già direttore dì orchestra a Sanremo 1999 per i QuintoRigo. Fondamentale per questa svolta è stato l’incontro con la mia attuale compagna che ha sempre creduto nel mio talento.
A volte non basta solamente cercare di raggiungere la meta prefissata ma bisogna anche farsi un po’ trasportare dagli eventi: nelle mie canzoni oggi continuo a raccontare la mia vita facendomi influenzare dalla letteratura e dalla mia percezione del quotidiano e del sociale.
Presenta il tuo spettacolo, gli strumenti o gli artisti con cui ti accompagni e il loro ruolo, come si articola la tua scaletta sul palco…
Il mio spettacolo è una sorta di teatro canzone e di cantastorie che si amalgama con la cultura musicale di una band preparata e professionale. La mia formazione artistica è prettamente d’autore, ho sempre seguito con interesse la composizione italiana di De Andrè, Buscaglione, Tenco, Conte e Capossela passando alla musica oltre oceano di Ray Charles, Tom Waits, Frank Black, Johnny Cash ecc.
Nella mia band mi avvalgo di numerose collaborazioni di grande prestigio quali Andrea Fasola alla chitarra, Valdimiro Buzi al mandolino, Francesco Caprara e Andrea Muscuso alla batteria e percussioni, Roberto Talone al basso elettrico e Bruno Talone alla tromba e flicorno.
Ricordo con grande entusiasmo l’incontro nel 2009 con il chitarrista Andrea Fasola durante la presentazione del mio Album “Né comune Né volgare” al Fandango Cafè di Roma.
Lo spettacolo prevedeva la presenza sul palco di un clarinettista anconetano e di un chitarrista pesarese che, mancando della più minima dose di professionalità, diedero forfait all’ultimo momento senza una plausibile motivazione.
Mi ritrovai così da solo con il pianoforte, una locandina con due nomi fantasma e un locale stracolmo di persone.
Ovviamente portai ugualmente a termine lo spettacolo e alla fine del concerto ebbi la sorpresa più bella perchè si avvicinò un ragazzo alto con i capelli lunghi che mi diede la mano e disse:<…Complimenti, non cambiare mai…>.
Ci scambiammo i numeri di cellulare e poche settimane dopo eravamo in studio a preparare la scaletta per una serata.
Andrea Fasola si è diplomato con il massimo dei voti al Berklee College of Music di Boston, ha studiato al C.P.M. Milano (Centro Professione Musica) con Andrea Braido e tanti altri grandi della musica nonché fondatore de “I Miti del Rock”, una formazione che prevede un percorso di insegnamento della storia del Rock…insomma un prezioso amico e un valido musicista di talento.
L’anno successivo grazie ad Andrea incontrai Valdimiro Buzi, altro grande musicista di spessore e nipote del maestro Giuseppe Anedda. Tra le sue esperienze musicali posso citare le collaborazioni ai concerti ed alle registrazioni delle colonne sonore di Ennio Morricone (Baarìa, Risoluzione 819, Anna Frank) e agli spettacoli di Nicola Piovani.
Valdimiro è un polistrumentista che si divide tra pianoforte, mandolino, mandola e mandoloncello.
Il trio costituisce il fulcro insostituibile della band ma la situazione scenica può prevedere delle variazioni con la collaborazione degli altri musicisti menzionati.
Nelle nostre esibizioni unplugged la scaletta assume una forma molto più soft e si articola sulla presenza del mandolino classico mentre nei concerti di Piazza la scaletta si colora di una sonorità più Folk-Rock.
Quali sono le principali fonti ispirative e stilistiche alle quali ti rifai quando componi le tue storie di vita? Quanto c’è di autobiografico e quanto di fantasia?
Le mie ispirazioni amo definirle “ istantanee della vita” perché sono vere e proprie immagini che attingono dal reale e dalla letteratura passando attraverso la mia fantasia.
Le mie fonti di ispirazione sono sempre in agguato, raccolgo molto materiale e prendo continuamente appunti (state attenti, potreste ritrovarvi in qualche mia canzone…).
Il mio modo di comporre si avvicina molto alla stesura di una sceneggiatura cinematografica perché come un attore o un regista mi calo nella parte che andrò ad interpretare.
A volte l’idea di una canzone nasce molti anni prima della sua strada compositiva.
Non è sufficiente avere un’intuizione ma occorre costruire il testo con cura andando alla ricerca della parola giusta e meno scontata possibile.
Sono un insaziabile osservatore e lascio che il mondo mi entri dentro, lo osservo all’infinito, leggo i classici della letteratura come “Viaggio al centro della terra” oppure “Pinocchio”, passando per Dickens e i fumetti della Marvel.
Mi ritengo un autore poliedrico a cui piace appagare la propria curiosità ed è proprio grazie ad essa che nascono brani come “…Che proprio in via D’Amelio”.
La canzone inizialmente era una sorta di dedica a Paolo Borsellino ma durante la composizione capii che la stavo dedicando alla scorta, a quelle persone che mettono la propria vita al servizio degli altri.
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Che effetto ti ha fatto partecipare a un concorso in cui saresti stato giudicato da una giuria e non dal pubblico? Un esito negativo non avrebbe potuto avere esiti deprimenti per la tua attività?
E’ il rischio che corriamo quando sottoponiamo la nostra opera al giudizio di chiunque ma mollare sarebbe sbagliato in ogni caso e il non aver partecipato sarebbe stato un po’ come vivere a metà.
Mi piace pensare che doveva andare così ed ora mi godo il privilegio di poter partecipare a Folkest in Luglio con i musicisti della band insieme ai quali ci divertiremo e cercheremo di far divertire il pubblico.
Per citare una frase che ti sta a cuore: tu vivi fra Ravenna e Roma via Rimini. Com’è la situazione della musica dal vivo in queste città? E quella delle produzioni discografiche?
Non è una novità che la musica in Italia stia attraversando una crisi che rispecchia la situazione lavorativa attuale di tutti. Sempre meno le possibilità di esibirsi e soprattutto sempre meno gestori di locali disposti ad investire nel talento. Indubbiamente Roma è la capitale della musica, in ogni dove puoi ascoltarla ma il più delle volte essa si esprime attraverso le “cover band” offuscando la musica d’autore. Ravenna è da sempre una città attenta alla cultura.
E’ candidata a diventare nel 2019 capitale della cultura europea e ad essa è dedicata la mia canzone “E’ Ravenna”.
In questa città organizzano da ventitre anni il “Ravenna Festival” e nella zona di Marina ci sono tante iniziative musicali estive. Del resto Ravenna e Rimini sono due città dell’Emilia Romagna, una regione da sempre attenta alla musica attraverso le iniziative del Mei di Faenza, del Ravenna Festival e della Notte Rosa.
Non dimentichiamo, inoltre, che provengo da una regione che ha dato i natali a nomi celebri della canzone italiana come Guccini, Dalla, Bertoli, Zucchero, Vasco Rossi ecc.
Purtroppo la produzione discografica oggi si basa molto più sul talento di una bella voce piuttosto che sui contenuti espressi da quella voce. Questo va a discapito del lato artistico della musica da sempre veicolo di messaggio culturale.
Non è un caso che io collabori con la RadiciMusic Records di Aldo Coppola Neri perché lui e sua moglie Stefania sono attenti al contenuto culturale della musica e non al suo aspetto commerciale.
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