La grammatica della lingua italiana definisce espressioni come “nuove tradizioni antiche” ossìmori, cioè una forma retorica che consiste nell’accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari. E’ una forma molto usata e intelligente per esprimere con estrema sintesi concetti espressivi che indicano situazioni-limite, di confine, borderline per usare a tutti i costi l’inglese. Ci piace molto, questa definizione, perché definisce bene il progetto musicale di una formazione attiva dal 1994, nata dall’incontro di tre musicisti provenienti dall’esperienza della musica antica con un suonatore di tabla indiane e poi via via arricchitasi dall’arrivo di altri artisti interessati a condurre un progetto di creazione originale e ricco di ispirazioni diverse. Creazione, dicevamo, basata sull’uso simultaneo di strumenti, melodie e ritmi originari di aree geograficamente e storicamente assai distanti: citola, salterio, liuto, tabla, darbukka, nay, bansuri, oud, fisarmonica, chitarra, violino, flauto traverso; musica antica e popolare dell’Europa continentale e mediterranea, musica indiana, musica arabo-andalusacontemporanea… ma quel che più conta, per sottolineare la validità del progetto e la sua originalità, è il contributo individuale di esperienza che ognuno dei protagonisti cerca di trasferire nell’insieme, alla ricerca di una omogeneità d’impatto che è la cifra stilistica voluta e ottenuta di questo disco; quello che ci ha positivamente stupito, infatti, è proprio la riuscita dell’insieme, segno evidente di una coesione progettuale e anche “spirituale” all’idea originaria; anzi, è soprattutto in questo che “Nuove tradizioni antiche” eccelle, perché -prese singolarmente- le varie tessere del mosaico non rappresentano in sé livelli di virtuosismo strumentale o prodigiose soluzioni tecniche che in altro modo avrebbero potuto giustificare la ragion d’essere del disco. Beppe Animosi (liuto, mandolino, salterio, nay), Claudia Biocchi (flauto traverso), Marco Casiraghi (oud, ribeca, flauti, ance, contrabbasso), Oliviero Vincenti (chitarra, bansuri), Sergio Pavanati (tabla, percussioni), Vittorio Grisolia (violino, fisarmonica) sono i protagonisti ammirevoli di un impegno non facile, che nella versatilità dei singoli e nella diversità delle loro storie musicali si alimenta di una linfa vitale stimolante e fresca, animando queste “Nuove Tradizioni Antiche” di una gradevole originalità che le colloca a pieno titolo fra i lavori italiani più interessanti dell’anno. Da seguire con interesse.
Roberto G. Sacchi
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