SCARAMUCCIA MUSIC SCM004, 2009 – FOLK CONTEMPORANEO/BASILICATA
Da una regione che nella musica “folk” non sembra poter vantare la popolarità o il successo, anche commerciale (se è possibile utilizzare questa parola) della Campania o delle Puglie, arriva un’ottima produzione di un gruppo, gli Ethnos, nato da un progetto del chitarrista Graziano Accinni, proveniente da altri ambiti musicali, essendo stato collaboratore, fra gli altri, di Mango e Mina.
Il gruppo giunge con “O Bannu” alla sua quarta prova (l’hanno preceduta “Musica antica di Basilicata”, “Musica antica di Basilicata. Omaggio alla tradizione religiosa delle Genti Lucane vol.1” e il recente “Le tre sorelle”) e si conferma come una realtà musicale interessantissima.
Il repertorio è quello della Valle d’Agri e dei suoi musicanti: nenie, canti devozionali, tarantelle, ballate, riproposte con grande eleganza, fedeli allo spirito originale, ma senza alcuna paura di contaminazioni e moderati sperimentalismi. Così possiamo ascoltare una tarantella a “tripla velocità”, chitarre che echeggiano atmosfere dell’altra sponda del Mediterraneo, una “Polca a matrimonio” che si apre improvvisamente a sonorità addirittura country grazie all’intervento del banjo, lontani echi di Portogallo e Andalusia ecc.
L’album è caratterizzato da arrangiamenti sobri, ma efficaci, in cui un ruolo di primo piano è giocato dalle chitarre, quella del leader, ma anche quelle di Marco Tirone alla chitarra classica e Silvio De Filippo alla chitarra acustica, senza dimenticare l’apporto, discreto e funzionale, del basso di Sal Genovese e delle percussioni, affidate a Pietro Ciuccio e Gegè De Filippis.
Le sedici tracce sono tutte di grande impatto: virtuosistiche quelle strumentali, segnate da una strumentazione ridotta e da una netta prevalenza dei plettri, come l’iniziale “Polcabasilisca”, la già citata “Polca a matrimonio”, e “Musa Mediterranea”.
Più compatti ed emozionali i brani cantati (la voce solista, in piena sintonia con lo spirito dell’album, è di Graziano Accinni), quasi equamente divisi fra quelli devozionali e quelli descrittivi-narrativi. Fra i primi, che testimoniano un interesse non episodico alla tradizione religiosa della Basilicata, già al centro del secondo lavoro degli Ethnos, da cui viene ripresa la splendida “Maria del Sacro Monte”, introdotta e sostenuta dalla voce e dalla ciaramella di un suonatore tradizionale, Pietro Di Lascio, segnalerei la natalizia “Crevu” e la breve conclusione di “Devozionale”, proposta, in perfetta solitudine, dalla voce e dalla ciaramella di Pietro Di Lascio. Nel secondo gruppo una citazione particolare la meritano sicuramente l’incalzante “Vola e mena” e le struggenti melodie di “Cirasieddu” e “Fiore ri lu fiori”.
Molto bello anche il libretto, corredato da alcune belle immagini d’epoca, che illustrano la tradizione lucana: mancano però le note esplicative dei brani e la versione italiana dei testi, che ne permetterebbe una migliore comprensione. Si tratta naturalmente di un appunto marginale che non inficia l’interesse e la validità del lavoro degli Ethnos.
Paolo Zara
Lascia un commento