ENROSADIRA – 0011 – 1999 – ITALIA – MUSICA MEDIEVALE E RINASCIMENTALE
Terza produzione e nuova formazione per la Compagnia dell’Asino che porta la Croce. A Fabio Bonvicini (flauti, ciaramella, baritono) e Giovanni Tufano (oud, darabukka, bendir, tamburello, tamburo a bandoliera) si affiancano infatti Francesca Malavolti (arpa medievale e voce soprano) e Renzo Ruggiero (nyckelharpa, ghironda e santur). Nel libretto d’accompagnamento il gruppo afferma che i pezzi presenti in questo CD, più che esemplificare i suoni del medioevo e del rinascimento, vogliono essere una sorta di viaggio tra Europa e Asia, tra laudi medioevali e danze macedoni, tra il suono di un’arpa e il ritmo di una tabla. Il risultato è un insieme di brani che facilmente evocano all’ascoltatore atmosfere tardo-medievali e rinascimentali, nel contempo mostrando alcuni spunti originali ed interessanti. Tutto ciò, per l’appunto, a condizione di non cercare in essi l’adesione filologica al genere “musica antica” o il tentativo di riprodurre fedelmente lo stile di un’area o di una regione. Dei quindici pezzi proposti cinque sono strumentali, di origine assai diversa: oltre ad un maqam arabo troviamo infatti un brano macedone, uno greco, uno turco ed uno inglese. I brani cantati (in parte “a canone”) sono in latino, oppure in italiano, francese e spagnolo tardo-medievali. I testi, di argomento religioso o “cortese”, provengono essenzialmente da tre fonti: il Laudario di Cortona, un manoscritto della Biblioteca della facoltà di Medicina di Montpellier, e un manoscritto di Guillaime de Machaut del 1584, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Essi meritano di essere letti, per gli squarci che aprono su un periodo e una civiltà (quella dell’Europa del Medioevo); peccato che non venga fornita un’adeguata presentazione di essi, o una traduzione, almeno dei passaggi di più difficile comprensibilità! Dal punto di vista esecutivo e dell’ascolto, l’uso di molteplici strumenti e la presenza di numerosi musicisti ospiti, fa sì che “Ogni diletto e ogni bel piacere” si ascolti facilmente, con alcuni brani particolarmente piacevoli: “Skudrinka”, “Je vivroie liement”, “Tsakonikos”, “Ave donna santissima”, la finale “Nas mentes senpre teer”. In quasi tutti i pezzi si ritrovano comunque spunti interessanti d’ascolto. Qualche perplessità ci viene invece da alcune interpretazioni vocali di Francesca Malavolti, che a volte appaiono più aderenti allo stile del “bel canto” che non a quello che possiamo supporre (o immaginare) come l’originario tardo-medioevale e rinascimentale.
Marco G. La Viola
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