Finalmente! Dopo un paio d’anni di attesa è finalmente possibile ascoltare Tendachënt anche nella comodità della propria casa, in auto o nel computer dell’ufficio: il loro spettacolo, deliziosa rilettura del repertorio della Ciapa Rusa, è sintetizzato in “Ori pari”, uno dei CD più attesi non solo dai fan orfani del glorioso gruppo casalese. Pur ereditando il proprio nome dal titolo del primo disco della Ciapa, il gruppo si propone con ambizioni che travalicano quelle di una cover-band, principalmente per il motivo che per metà la formazione di Tendachënt ricalca quella dell’ultima della Ciapa Rusa. Maurizio Martinotti (ghironda e canto), Bruno Raiteri (violino e viola) e Devis Longo (canto, tastiere e fiati) vengono infatti affiancati da Gabriele Ferrero al violino, Enrico Negro -chitarre e plettri-, Gigi Biolcati -batteria- con la partecipazione del bassista Massimo Camarca e l’intervento di Elena Buttiero (Birkin Tree) all’arpa celtica in una rinnovata versione di “Re Gilardin”. Non bisogna, invece, soffermarsi troppo sul fatto che il repertorio di Tendachënt sia costituito per la quasi totalità da brani portati al successo dalla precedente formazione e che quindi “Ori pari” possa in qualche misura essere considerato un disco-replica: ci sembra più giusto valutarlo nella pienezza di un progetto originale, così come -almeno nelle scarne note allegate- pare essere l’intenzione del gruppo. La presenza della batteria potrebbe far pensare al semplice inserimento di un supporto ritmico a sostegno di arrangiamenti già sentiti: la realtà è ben diversa, sia perché Gigi Biolcati è batterista di grande tecnica e fantasia, sia perché “Galantone” e “Carlin di maggio”, “O gin gin” e “Il frate cappuccin”, “Tasso barbasso” o il “Draghin” (tanto per citare qualche “classico”) vengono spogliati delle precedenti versioni e rinfrescati di nuovi contenuti, al punto che il risultato è a tratti talmente innovativo da dare l’illusione del mai sentito. Il che, dovendo fare i conti con un repertorio che a partire dalla fine degli anni Settanta e fino a metà dei Novanta è stato ascoltato in tutta Europa e anche Oltreoceano, è quantomeno stupefacente. Merito del gran lavoro di cesello in sede d’arrangiamento (i cui crediti sono suddivisi fra Martinotti e il gruppo nella sua totalità), merito della trasparente voglia di tutti i componenti della formazione di misurarsi con un modo di fare musica nuova nel solco della tradizione in piena libertà, merito anche della felice vena compositiva di Maurizio, del quale qui vengono raccolti alcuni piccoli gioielli (da quanto tempo non riascoltavate una mazurka come “Principessa”?).
“Ori pari” è un disco di rara originalità e di contagiosa freschezza, ottimamente suonato e compilato con cura. Cosa aggiungere ancora?
Roberto G. Sacchi
Tendachënt – “Ori Pari” (CD)
Folklub / Ethnosuoni – ES5305, 2000
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