L’indiscutibile successo del folk revival salentino alimenta attualmente un fermento artistico ed un mercato musicale che non ha eguali nel nostro Paese. Come non ha eguali l’affollamento di gruppi musicali che fanno riferimento a quel medesimo territorio e repertorio. Di conseguenza, non è facile emergere di questi tempi da una fascia di mediocrità e di ripetitività che costituisce una porzione consistente della scena musicale locale. Una prassi diffusa, forse indispensabile in quella situazione, è l’organizzazione modulare dei progetti musicali: molti musicisti fanno parte di differenti gruppi, i quali possono offrire dal vivo una variabilità di organico a seconda delle situazioni. Un’altra caratteristica interessante riguarda le forme di produzione musicale, talvolta intrecciate in modo originale con una imprenditorialità vivace e creativa, seppure costretta a misurarsi con la crisi attuale. Un esempio di questo fermento ce lo offre un gruppo di recente formazione, PetraMeridie, che nella scorsa estate ha presentato il suo primo lavoro discografico. Il gruppo trae origine dall’iniziativa di un’azienda locale, intenzionata a sviluppare una promozione ancorata alla cultura del territorio (su questo piano il marketing territoriale salentino è un faro nazionale), ed in particolare di dotarsi di un gruppo musicale di riferimento. La direzione artistica di questo progetto è stata affidata a Daniele Vigna, musicista colto ma di provata esperienza popolare, con alle spalle collaborazioni con gruppi di punta nel panorama pugliese (come del resto anche gli altri elementi del gruppo). Daniele Vigna, conoscendo bene le tendenze e i talenti presenti sul territorio, ha pescato i collaboratori preferenzialmente nell’area nord salentina, che appare al momento assai meno sfruttata di quella leccese. Qui ha scelto oculatamente alcuni personaggi di rilievo, quali Nico Berardi di San Vito dei Normanni, polistrumentista particolarmente impegnato nell’evoluzione della zampogna; Piero Balsamo, maestro cartapestaio in Francavilla Fontana nonché ottimo conoscitore ed esecutore della tradizione musicale e coreutica locale; il giovane Bruno Galeone, che stupì i musicisti popolari di Grottaglie e Villa Castelli quando videro un ragazzino eguagliarli nella pratica musicale. Completano il gruppo, su un analogo piano qualitativo, Pierre dei Lazzaretti al violoncello, Vito de Lorenzi alle percussioni, le voci di Mavi Antonazzo, Rita Patrizia Zaccheo e Gigi Marra.
Il disco si inserisce in un filone di riproposta che tende a mantenere le linee melodiche ed i testi tradizionali, mentre si impegna sul piano degli arrangiamenti, miscelando strumenti consueti nella tradizione con altri meno convenzionali, ma rigorosamente acustici. In questo ambito espressivo, alquanto affollato dalla “concorrenza”, il gruppo riesce ad esprimere un prodotto interessante. I nove brani, prevalentemente di origine tradizionale, abbracciano una vasta area della Puglia dal capo di Leuca alle Murgie. “Sola sola” è brano tra i più considerati dal revival; “La ruina” è canto sull’emigrazione, diffuso in tutta la regione con versioni abbastanza similari; “La luna”, musicata recentemente, contiene versi di diversa provenienza ma di buona coerenza; La “pizzica-pizzica di San Michele Salentino” (introdotta da alcune strofe “alla stisa”) è una delle varianti musicali raccolte nell’area centrale della regione, ed appartiene ad un brioso repertorio recentemente inserito nel circuito del revival, e quindi meno noto (anche nei testi) agli ascoltatori appassionati di quest’area; “Eternità” è un canto dal carcere che fu anche nel repertorio del famoso cantore Uccio Bandello; la “Pizzica-pizzica delle Calandre” è frutto delle frequentazioni che i musicisti mantengono con alcuni cantori tradizionali (particolare tutt’altro che scontato per chi opera in questo repertorio), e anche se musicalmente ricalca uno degli stilemi leccesi più noti, il testo è ricco di detti locali; “La naca” è una ninnananna; “La cupa cupa” è una serenata, arrogante e maliziosa, che trova brani similari anche in Lucania e Campania; “Tarastenia” è invece un brano strumentale di composizione originale, quasi una presentazione dei vari musicisti. Benché siano evitati virtuosismi appariscenti, gli arrangiamenti sono ben strutturati ed equilibrati, alcuni inserimenti armonici non si astraggono dalle radici e risultano gradevoli. Anche la polivocalità è ben curata ed eseguita. Sul piano dell’impasto sonoro, assieme allo strumentario più convenzionale (tamburelli e cupa-cupa, fisarmonica, chitarre), troviamo il violoncello (che gode di particolare attenzione nella riproposta locale), la zampogna, ed un intrigante impiego di strumenti latino-americani a fiato e a corda (notare la brillantezza del charango nella pizzica-pizzica di San Michele) di cui il Berardi è ottimo conoscitore ed utilizzatore. Da parte sua il Vigna, già conosciuto come buon tessitore di arpeggi, rimane agli antipodi delle grattugie chitarristiche del folk globalizzato. Il libretto contiene testi e traduzioni, due brevi prefazioni di Andrea De Rocco e Giuseppe Castellana, e sicuramente qualche informazione in più sull’origine dei brani sarebbe stata ben spesa. Da notare il logo del gruppo che, coerentemente con le radici territoriali, rappresenta un foraminifero costituente la famosa pietra leccese, di origine fossile. In conclusione, il prodotto è frutto di una oculata visione programmatica e di buone performance da parte dei musicisti, inoltre è particolarmente apprezzabile per una serie di testi che riflettono la vivacità dei dialetti locali (in contrasto con una certa povertà e ripetitività diffusa nel revival di questo repertorio). Il cd “La luna”, come opera prima del progetto, ne costituisce un biglietto da visita promettente.
Mario Gennari, febbraio 2013.
PetraMeridie – La Luna (CD)
Produz. Tarantula, info@tarantula.it, CDR5689-A43513, 2012
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