di Felice Colussi
La ventiduesima edizione del festival di musica popolare Pifferi, Muse e Zampogne si è conclusa sabato 9 dicembre dopo tre belle serate animate dalla forza della tradizione che si rinnova continuamente e mantiene intatto il suo fascino.
Lo spazio libero del Circolo Culturale Arci Aurora di Arezzo è stato, come al solito, il palcoscenico accogliente di ospiti appassionati, indiscussi rappresentanti di un mondo musicale vivo e alternativo.
Diretta magistralmente dalle scelte coraggiose e tenaci del suo storico direttore artistico, Silvio Trotta, la rassegna ha confermato la possibilità dell’incontro, del dialogo tra tradizioni regionali differenti, tra ritmi e dialetti distanti capaci però di contaminarsi nella contemporaneità.
Nelle stanze del Circolo Aurora aleggiava un’atmosfera arcaica e moderna, senza contraddizione, i soffi antichi delle cornamuse, delle zampogne, delle gaite e della musa, strumento quasi dimenticato, protagonista quest’anno del festival, si mischiavano alle percussioni, ai bassi elettrici, in un mosaico temporale di continuità.
Tanti i giovani presenti, sia spettatori che musicisti a smentire il pregiudizio verso la vecchiaia della musica popolare italiana.
La prima serata, dedicata alle selezioni nazionali di gruppi musicali o singoli artisti per la partecipazione a Suonare @ Folkest 2018, manifestazione friulana gemellata da anni con PMZ, ha rappresentato un’originale modalità per la partecipazione, che risulta piuttosto inconsueta nel panorama italiano. Musicisti conosciuti e apprezzati nel mondo del folk hanno accettato di contendersi il Premio Suonare@Folkest e il Premio Alberto Cesa con l’umiltà di chi conosce e valorizza i contesti del mondo musicale che canta.
La giuria, indiscutibilmente competente, presieduta dal direttore di Folk Bulletin, Nicola Cossar e formata da Dory D’Anzeo, giornalista de La Nazione, Loris Bohem di LineaTrad, Andrea Del Favero, direttore artistico di Folkest e Gianni Martin, direttore organizzativo di Folkest, ha premiato la fresca voce di Giuditta Scorcelletti, cantante ed autrice pistoiese, innamorata del bel canto toscano di cui è oggi una delle massime esponenti. Al secondo posto Allegra gente, al terzo Four Seasons Trio.
Nella seconda serata il Duo varie’, Massimiliano Limonetti e Piercarlo Cardinali hanno sorpreso il pubblico con la rivisitazione del repertorio della musa. Con i loro strumenti, costruiti dal mitico Bani, Ettore Losini, abilissimo liutaio piacentino, fondatore degli intramontabili Musetta, hanno proposto un repertorio colto e popolare insieme. I due musicisti hanno celebrato il suono antico e penetrante della cornamusa appenninica dimostrando e che il valore storico e culturale della musa meriterebbe di non andare perduto.
Sono poi saliti sul palco I Tre Martelli, gruppo storico piemontese, vulcanico e trascinante, che ha mandato il pubblico letteralmente in visibilio. Compatti, coesi, hanno costruito un amalgama di suoni, ritmi e voci impareggiabile. Quarant’anni di esperienza e di ricerca sul campo e soprattutto l’amore per la musica della loro terra, legano due generazioni di musicisti nella gioia contagiosa del far musica e nella generosità schietta verso il pubblico. Quando Silvio Trotta, abbracciato alla sua chitarra battente, si è unito al grande Chacho Marchelli, a Betti Zambruno, all’organetto di Enzo Conti, alla ghironda di Matteo Dorigo, alle chitarre di Renzo Ceroni, al violino di Andrea Sibilio, alla cornamuse di Paolo Dall’Ara la festa ha invaso la sala.
L’ultima serata ha visto protagonisti I Brigan, quattro giovani musicisti campani impegnati in una ricerca di continuità musicale tra la loro terra e la musica tradizionale iberica. I ritmi della tammurriata e della tarantella si sono sposati piacevolmente con muiñeire e carballese galiziane, reel irlandesi e danze bretoni. Da segnalare le capacità virtuose di Francesco Di Cristoforo ai fiati e i ritmi colorati di Gabriele Tinto alle percussioni iberiche, molto apprezzate dal pubblico.
La riuscita di quest’ultima edizione riafferma le capacità umane e artistiche dell’instancabile direttore artistico Silvio Trotta dotato di una passione per la musica tradizionale che dopo più di quarant’anni ancor non l’abbandona e dell’Aurora che sa mettere in Circolo la cultura.
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