Di Placida Staro abbiamo già avuto il piacere di recensire altre opere su questa rivista e ogni volta abbiamo avuto modo di apprezzare la qualità del suo lavoro e la passione con la quale affronta i temi della cultura popolare visti da varie angolazioni. Questo libro si propone di “evidenziare, attraverso l’analisi del canto di entrambe le popolazioni femminili [le mondine di montagna e le risaiole di pianura], ritenuto il mezzo più adatto per trasmettere i contenuti della propria cultura, gli elementi che accomunavano la cultura preindustriale della provincia di Bologna”. Da queste testimonianze emerge la memoria della risaia come “esperienza felice”, ma riteniamo che tale sensazione sia dovuta in gran parte al ricordo della propria giovinezza più che a una situazione effettivamente soddisfacente. Bisogna poi mettere in rilievo la sensazione di libertà che derivava dal distacco dalla famiglia, che nella società contadina tradizionale costringeva la donna ad una condizione di assoggettamento ai limiti della sopportabilità. Inoltre, come affermano molte di loro: la risaia era una scuola, un momento di crescita umana che avrebbe poi, al momento del ritorno alle proprie case, segnato una nuova condizione, un nuovo ruolo. Rimane il fatto che dall’ascolto del disco in una qualche maniera emerge questa sensazione di libertà e di affermazione di sé che offrono anche gioia, amicizia, scoperta della sessualità. Sensazione che è confermata anche dalle belle fotografie poste a corredo del volume che rendono ancora più preziosa una testimonianza di vita degna di entrare nelle nostre biblioteche.
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Tito Saffioti
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