In attesa dell’edizione numero 44 di Folkest, Folkest, l’International Folk Music Festival, che si tiene ogni anno a Spilimbergo e in tour in molti comuni del Friuli Venezia Giulia, ad Auronzo di Cadore e a Capodistria in Slovenia, annuncia i vincitori delle selezioni del Premio Alberto Cesa 2022.
Questi i gruppi finalisti per il 2022.
ANDREA BITAI – Ungheria/Italia
Cantante e violoncellista, è cresciuta a Budapest studiando il violoncello, ma con la passione per la musica popolare, suonando vari strumenti a corde, sull’onda del grande fermento che pervade la scena musicale della capitale ungherese a partire dagli anni Settanta. Alla fine ha trovato il coraggio di provare a mettere insieme la musica etnica con il violoncello. La strada era decisamente in salita, ma sono arrivati i sei mesi di confinamento, passati in compagnia di un loop station… Alla fine l’aggiunta delle percussioni ha portato a compimento il progetto.
CLAUDIA BUZZETTI – Lombardia
Dopo un periodo di tempo passato a New York, Claudia Buzzetti, forte dei suoi approfondimenti nel Jazz e nell’American music, al suo ritorno decise di fondare il gruppo The Hootenanny e percorrere le strade maestre a stelle e strisce. Dai prolungati ascolti della discografia prevalentmente jazz dei suoi genitori e gli studi di pianoforte, classica e canto, la sua strada era tracciata. Ed era fatta di una miscela di vari stili d’Oltreoceano, riletti con gli occhi di una giovane autrice europea.
DUO PONDEL – Piemonte/Val d’Aosta
Il duo Pont d’Aël (dal nome di un ponte romano alle porte diAosta, in val di Cogne) nasce dall’incontro di Vincent Boniface e Carlo Pestelli: un abile polistrumentista ben radicato nella sua nativa Valle d’Aosta (i Trouveur Valdotèn sono il gruppo di famiglia), il secondo è un cantautore proveniente dal folk (Cantovivo) e dalla canzone popolare e sempre tentato da nuove sonorità. Il duo vero e proprio prende forma come progetto libero dalla rivisitazione di canti popolari provenienti da svariate direzioni.
LA SERPE D’ORO – Toscana
I Pogues di Ponte a Moriano, i Mano Negra di Monteriggioni, gli Stones di A rena Metato.
Il repertorio dei canti vanta in Toscana una sua specifica forma espressiva in grado di sedimentare narrazione e memoria a partire dal medioevo sino al Novecento. Un’arrembante cavalcata fra strumenti acustici ed elettrici, sull’onda di una freschezza e un’autenticità che non vengono mai meno e portano La Serpe d’Oro a offrire concerti in forma di festa popolare.
PASSAMONTAGNEDUO – Piemonte
Contrabbandano suoni, ritmi, melodie e parole al confine fra lingue e culture diverse con un métissage stilistico che spazia dalla canzone da osteria all’etno-jazz, con citazioni e richiami sonori che toccano decenni di musica popolar: melodie e canti con una storia. Bazzicano alpeggi e rifugi, piazze, prati, circoli e osterie, cantando una montagna che ignora le frontiere e diventa punto di contatto tra le persone, grazie ai canti della tradizione orale, dalle Alpi ai Pirenei, dalle Ande agli Appennini.
TUPA RUJA – Lazio
Nati come duo nel 2006 dal desiderio di proporre sonorità antiche mescolate con fascinosi suoni elettronici e contemporanei, si sono poi allargati alla collaborazione con il pianista Alessandro Gwis. Un concerto basato su nuove e originali composizioni dense di suoni che attraversano tempi e culture, mescolando il didgeridoo, l’improvvisazione contemporanea, le percussioni, l’harmonium indiano, il canto armonico della Mongolia, i flauti e i canti originali nelle tante lingue mediterranee.
Lascia un commento