diciassettesima edizione, Loano, 27-30 luglio 2021
di Tiziano Menduto
Per raccontare il Premio nazionale città di Loano per la musica tradizionale italiana, che si è tenuto, per quanto riguarda la parte di concerti e incontri, dal 27 al 30 luglio 2021, non si può non parlare dell’emergenza COVID-19 e delle conseguenze sulla cultura, sui lavoratori dello spettacolo e, in particolare, sul mondo della riproposta e ricerca della musica tradizionale. Si deve ringraziare la lungimiranza e il coraggio di alcuni organizzatori, come quelli dell’Associazione Compagnia dei Curiosi, per quanto riguarda Loano, che, con tutte le precauzioni richieste dalla normativa, sono tornati ad innaffiare una pianta, quella della musica di tradizione, che non può vivere di soli streaming.
Il Premio Loano, giunto alla sua diciassettesima edizione (anche la sedicesima edizione si è tenuta, ma senza eventi live), è una realtà vitale per tutto quel mondo che intreccia ricerca, recupero e valorizzazione della cultura musicale e coreutica correlata all’espressività popolare.
In questa bella località turistica savonese viene premiata, secondo le scelte di una folta e competente giuria, la migliore produzione per la musica tradizionale italiana. E quest’anno il Premio Miglior Album (produzione 2020) è andato al disco Manzamà dei siciliani Enzo e Lorenzo Mancuso.
Il Premio non sceglie solo il miglior album, ma valorizza anche i giovani gruppi musicali e le carriere e realtà culturali più significative.
Queste le scelte di quest’anno:
Premio Giovani: gruppo Linguamadre con il progetto/album Il Canzoniere di Pasolini;
Premio alla Carriera: Fausta Vetere, dal 1970 voce femminile della Nuova Compagnia di Canto Popolare che ha saputo innovare la proposta della Compagnia, insieme al marito Corrado Sfogli, traghettandola nel Mediterraneo della world music;
Premio alla realtà culturale: la musicista, operatrice culturale, organizzatrice e ricercatrice Laura Parodi, prima donna del trallalero. Forma polivocale ligure di cui è diventata una delle sue principali divulgatrici ed esponenti, la vivente dimostrazione di come la tradizione cresca e si innovi adattandosi ai tempi.
Al di là dei riconoscimenti il Premio Loano è – con la sola eccezione del 2020 – anche una serie di eventi live, necessari per favorire la conoscenza di tutte le realtà premiate.
Non ho potuto assistere al primo giorno di manifestazione in cui si sono tenuti i concerti del progetto Cabit, che intreccia storie musicali tra Quattro Province e Turchia, e degli inesauribili maestri siciliani Fratelli Mancuso, ma ero quasi in prima fila per seguire A Sud di Bella Ciao che, rifacendosi allo straordinario spettacolo Bella Ciao nel 1964 del Nuovo Canzoniere Popolare, ne allarga repertorio e confini.
Lo spettacolo, organizzato con alcuni rappresentanti di punta del nostro revival folk italiano (Riccardo Tesi, Elena Ledda, Lucilla Galeazzi, Nando Citarella, Alessio Lega, Claudio Carboni, Maurizio Geri e Gigi Biolcati), è stato uno dei momenti più rilevanti del programma di Loano sia per la qualità dei musicisti che per la ricchezza degli arrangiamenti e l’energia trasmessa. E probabilmente anche per l’evidente emozione condivisa tra pubblico e artisti dopo mesi di silenzio imposto dal virus.
Al di là dello spettacolo dei Musica Spiccia, (vincitori, tra l’altro del Premio Cesa 2020), un gioioso progetto culturale nato da un gruppo di più di venti elementi di tutte le età, segnalo poi l’incontro e concerto con Laura Parodi (purtroppo al concerto non ha potuto partecipare il Gruppo Spontaneo Trallalero) che ha permesso di fare luce sul valore del canto come modo di espressione e protesta.
Infine ricordo l’incontro/concerto con i vincitori del Premio Giovani, i Linguamadre.
Il progetto premiato mostra come la fantasia e la qualità musicale di un gruppo di giovani e consolidati artisti del panorama folk italiano (Elsa Martin, Davide Ambrogio, Simone e Nicolò Bottasso), siano in grado di rivitalizzare una raccolta importante come il Canzoniere Italiano di Pier Paolo Pasolini mescolando idee, radici e sonorità diverse.
In conclusione, credo sia doveroso rinnovare il ringraziamento per tutti coloro che, a livelli diversi, hanno continuato a investire, anche in tempi di pandemia, tempo, denaro e passione su questi festival permettendo a tutto un mondo fatto di musicisti, danzatori, cantori, organizzatori, ascoltatori di tornare a respirare cultura e tradizione, senza ridursi ad una lettura o ad un ascolto a distanza.
In fondo se una rete, come quella di internet, ci mantiene connessi, tutto ciò che proviene da una cultura tradizionale ha bisogno di momenti sociali e condivisi in presenza.
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