Da poco è aperto il bando per il Premio Parodi 2013, il concorso per artisti e gruppi di world music che in pochi anni si è saputo ritagliare uno spazio di eccellenza nel panorama italiano. In attesa della prossima edizione, che si svolgerà a Cagliari in novembre, abbiamo intervistato Valentina Casalena, moglie di Andrea e autentico deus ex machina della manifestazione. In una prossima intervista sarà Elena Ledda, direttrice artistica del Premio, a rispondere alle nostre domande.
Com’è nata l’idea del premio Andrea Parodi e come è cresciuta nel tempo?
L’idea del Premio Parodi è nata subito dopo che Andrea ci ha lasciato, in coincidenza con l’istituzione della Fondazione. Volevamo, oltre che ricordare Andrea attraverso tributi e manifestazioni di vario genere, ricordarlo attraverso altre voci, altre lingue, altre idee, offrire ad altri artisti il palco che lui ha amato e che avrebbe amato.
Volevamo inoltre omaggiare la sua caratteristica di precursore di tendenze: lui che in tempi non sospetti (a metà degli anni ’80) ha creduto fortemente nell’importanza di un linguaggio musicale che attingesse alla propria cultura, lui che, assieme al gruppo dei Tazenda, ha portato la lingua e la musica sarda ad una visibilità di massa nazionale ed internazionale, oggi vedrebbe questa tendenza musicale in costante crescita: quella della World Music.
Il modo migliore e sicuramente il più completo per omaggiarlo ci sembrava quello di istituire un Premio e di dare quindi voce e spazio agli artisti che si muovono in questo settore. Abbiamo inoltre notato che non esisteva un concorso dedicato alla World Music che, per definizione, è aperta alle musiche di tutto il mondo. Il Premio infatti è stato internazionale fin dalla prima edizione, in quanto ha visto da subito la partecipazione di concorrenti provenienti da tutto il mondo.
I tagli alla cultura che stanno falcidiando le iniziative in tutta Italia hanno colpito anche la Fondazione Andrea Parodi? Se sì, in che misura?
La Fondazione Andrea Parodi svolge le proprie attività soprattutto grazie alla partecipazione della Regione Sardegna (Fondatore), alle Province di Cagliari e Sassari (Partecipanti Istituzionali), e al Comune di Cagliari (Premio A. Parodi 2012). A partire dall’anno di inizio attività (2009) i contributi totali hanno visto una riduzione di quasi il 50%. Ci auguriamo vivamente che la situazione non peggiori e che, un giorno, possa migliorare.
Al Premio Parodi, ogni anno molti artisti e collaboratori prestano la propria professionalità per il puro piacere di partecipare all’evento, ed è un aspetto emozionante perché ci si rende conto di quanta voglia ci sia, nel mondo della musica, operare, di suonare, di lavorare, di condividere le proprie competenze e arti, di partecipare ad eventi di spessore.
Questo a mio avviso rappresenta una grande creazione di valore, e se il Premio Parodi sta diventando di anno in anno sempre più importante dal punto di vista artistico, dobbiamo ringraziare, oltre gli enti pubblici che riescono a sostenerci per quanto possibile, tutti gli artisti, i collaboratori e gli operatori che partecipano con lo spirito di voler dare il proprio contributo ad una manifestazione che reputano valida e che, sempre di più, sentono propria.
Dal punto di vista organizzativo quali sono i maggiori ostacoli che dovete affrontare?
Mi riallaccio al discorso precedente. Ogni anno bisogna “fare i conti” con quello che possiamo permetterci di investire nella manifestazione dal punto di vista economico.
C’è tutta l’attività amministrativa da impostare e da seguire; c’è la parte artistica (ascolto e selezione dei brani, scelta degli ospiti, coinvolgimento delle giurie…), per la quale siamo onorati di avere la direzione artistica di ELENA LEDDA, che ha dato un’impronta culturale nuova e profonda a tutta la manifestazione.
C’è la promozione dell’evento (bando e festival), affidata all’Ufficio Stampa di Monferr’Autore.
Poi il Premio ha dietro di sé una macchina organizzativa importante, che vede la collaborazione di tecnici, scenografi, grafici professionisti, service audio-luci, service video HD per la registrazione e la messa in onda del festival, ecc.
L’investimento di base è dunque sempre significativo e il lavoro da affrontare è tanto.
Un ostacolo importante in cui ci imbattiamo ogni anno è quello dei “tempi”: dobbiamo spesso coordinare la programmazione tecnica ed artistica con l’incertezza economica.
Nonostate le difficoltà, comunque, abbiamo una grande fortuna: quella di lavorare in un ambiente di entusiasmo condiviso (noi familiari, il ns collaboratore Ottavio Nieddu, la nostra direttrice artistica Elena Ledda, Enrico Deregibus, i tecnici, ecc.) e quindi le difficoltà diventano affrontabili e superabili.
Il vostro è certamente il premio più informatizzato d’Italia, a partire dalla selezione dei gruppi partecipanti. La tua laurea in ingegneria elettronica ne è almeno in parte responsabile?
La mia laurea in Ingegneria Elettronica non è direttamente responsabile dell’informatizzazione, perché l’idea e la programmazione del format elettronico per le iscrizioni e per le valutazioni degli artisti concorrenti sono tutto merito di GIGI MARRAS, che, oltre ad essere ingegnere informatico, è un noto e apprezzato cantautore che ha tra l’altro collaborato a lungo con Andrea. Anche lui, è uno dei nostri collaboratori più stretti, entusiasti, propositivi, sempre presenti.
Da due anni ho il piacere di far parte della giuria e ho potuto vivere belle esperienze di condivisione e di amicizia. A cosa credi che si debba il bel clima che si respira durante i giorni del premio?
E’ vero, la cosa bella di questa manifestazione è il clima che si respira. Fin dal primo anno, tra gli artisti c’era una condivisione di intenti, uno spirito di supporto reciproco, più che di pura competizione.
Dall’edizione del 2011, con la direzione artistica di Elena Ledda, la giuria è diventata sempre più partecipata, entusiasta, importante, e questo crea un’attesa da parte dei giurati stessi, che ormai (come te, vero?) ogni anno hanno in agenda questo appuntamento a Cagliari nel mese di Novembre! Tutto ciò ci permette di affrontare e superare tutte le difficoltà e le incertezze del caso.
Penso che questo clima sia dovuto ad una combinazione di fattori:
la passione che tutti noi mettiamo nella manifestazione, in ogni suo aspetto e dettaglio;
il nostro sentimento sempre vivo per Andrea;
la passione che gli artisti stessi e gli ospiti nutrono nei confronti di Andrea, che, anch’essa, è sempre viva e quasi tangibile! Durante le interpretazioni dei brani di Andrea da parte degli artisti concorrenti e ospiti viviamo delle emozioni indescrivibili!
E’ bellissimo tutto questo, ed è anche la continua conferma che la musica e l’arte abbattono ogni barriera: anche quella del tempo e della materia!
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