di Alessandro Nobis
Il bello di avere il piacere di far parte della giuria del Premio di Loano è anche quello di vedersi arrivare un bel giorno via e-mail le tracce di un disco che non conosci e scoprire un poco alla volta una delle cose più interessanti ascoltate negli ultimi tempi.
Secondo è la storia di una missione impossibile (quasi impossibile) intrapresa da sette signori musicisti di grande duttilità e preparazione (Claudio Zappi l’ideatore del progetto, arrangiatore e clarinettista, Alessandro Petrillo arrangiatore e chitarrista, Milko Merloni al contrabbasso, Gianluca Nanni alla batteria, Enrico Guerzoni al violoncello, Luisa Cottifogli alla voce ai quali va aggiunto il fisarmonicista Simone Zanchini), ovvero quella di voler far uscire la musica da ballo popolare dalla sua autoreferenzialità e schematizzazione, caratteristiche queste tipiche a mio modesto parere appunto funzionale alla danza. Il quid sono gli spartiti scritti da Secondo Casadei (1906 – 1971) che a partire dagli anni Venti segnò l’epoca del folklore romagnolo, nella fattispecie il ballo liscio, che qui sono quasi sventrati e ricomposti da uno straordinario combo musicisti provenienti da diverse esperienze che grazie anche gli splendidi arrangiamenti danno una inaspettata vita a classici del genere come Romagna Mia o Vandemiadora; una nuova vita che non ti aspetti perché tra i cenni alle melodie originali ci trovi il jazz più intelligente, un interplay di livello davvero alto, blocchi improvvisativi che ti fanno saltare sulla sedia. Non sto scherzando o esagerando, ma andate ad ascoltare il duetto di apertura voce – clarinetto di Spigadora o le architetture del brano di apertura La Mazurka di Periferia dove il clarinetto detta il ritmo e la voce ricorda la melodia originale su di tappeto di elettronica per poi trasformarsi in una ballad jazzistica con incroci prog (alcuni interventi chitarristici).
Tessute le lodi incondizionate, c’è da augurarsi che l’Egea che cura la distribuzione di questo CD lo promuova a dovere come merita, e che quelli che si occupano della direzione artistica dei migliori festival jazz abbiano la possibilità di ascoltare Secondo e di mettere nel cartellone il settetto.
Ripeto, disco bellissimo, intrigante e … sorprendente.
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