Max Meazza è un grande cantante rock. Nella sua voce potente e raffinata allo stesso tempo, c’è racchiusa tutta la povere delle “highways” americane, strade senza fine su cui viaggiano macchine come quella rappresentata nella bellissima foto di copertina. Questo lavoro è solo l’ultimo di una lunga discografia che con la sua band Pueblo, Meazza ha inciso con coerenza e grande passione sin dai lontani anni settanta, quando il gruppo arrivò in cima alle classifiche con “Mariposa” un singolo costantemente trasmesso da trasmissioni allora di culto come “Popoff” e “Alto Gradimento”. Meazza è quindi un artista di razza che in questo nuovo lavoro ha voluto rendere omaggio ai grandi artisti che da sempre ispirano la sua musica: John Martyn (di cui rifà “Solid Air”), Paul Rodgers, Bad Company e Nick Drake. Accanto a riuscitissime interpretazioni di brani altrui, il bravo cantante ha registrato diverse belle canzoni scritte di proprio pugno. Tra tutte spiccano la rockeggiante “Something special” e la delicata “Falling Leaf”, due composizioni di gran pregio. Il disco è davvero eclettico a riprova della grande versatilità di Max e del suo gruppo; si va dal jazz, al folk, dall’hard al southern rock sino ad arrivare ad atmosfere psichedeliche tra Pink Floyd e west coast californiana. Un cast stellare, che comprende anche i migliori session men italiani, quello che accompagna Meazza nel suo percorso costellato di bella musica e buone vibrazioni: Claudio Bazzarri, Rob Tognoni, Gigi Cifarelli, Tim Jones, Lucio Bardi, Walter Calloni, Massimo Spinosa, Enrico Ferraresi, Mike Newman, Luca Crippa, Fabio Roveroni, Mirko Giani, Stefano Pulga, Attilio Zanchi, Angelo Turotti, Silvano Bolzoni, Nicola Demontis e Silvio Pozzoli. Come dico spesso nella mia rubrica “Blues Borders” il futuro del blues Italia è in buone mani ma anche quello del rock mi sembra messo piuttosto bene. E questo disco sta a dimostrarlo.
Fabrizio Poggi
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