Folk Bulletin: Come siete venuti a conoscenza del concorso Suonare@Folkest e per quale motivo, principalmente, avete deciso di partecipare?
Random Quartet: Abbiamo conosciuto la realtà del Folkest tramite un gruppo di nostri amici che hanno partecipato all’edizione 2017, Gli Archimedi; dato che all’epoca ci eravamo appena affacciati al mondo della musica folk, ci siamo detti: perché non provare? Ci sembrava un’occasione ottima per metterci alla prova, per confrontarci con realtà musicali diverse dalla nostra e darci un obiettivo ambizioso: cercare di arrivare fino al palco di Spilimbergo!
Folk Bulletin: Parliamo di voi e della vostra musica: presentatevi specificando i singoli strumenti, il genere, perché lo avete scelto, da cosa traete ispirazione?
Random Quartet: Il nostro gruppo è un quartetto d’archi; siamo composti in questo modo:
Giovanni Bertoglio – Violino I
, Lucia Pulzone – Violino II,
Tancredi Celestre – Viola
, Chiara Manueddu – Violoncello.
Da quando è nato il nostro quartetto (ormai più di dieci anni fa, in un’aula del Conservatorio di Torino), abbiamo sempre cercato di ampliare il più possibile i nostri orizzonti musicali: amiamo sperimentare spaziando tra generi anche molto diversi: la musica da film, il pop, il rock e ovviamente il folk. Abbiamo deciso di approfondire il discorso sul folk relativamente da poco, ma di questo genere ci affascina soprattutto lo straordinario rapporto che lo lega alla musica cosiddetta colta. La musica popolare è stata una fonte inesauribile di ispirazione per i compositori di tutte le epoche: grandissimi capolavori si sono sviluppati proprio da un motivo nato in una strada o in una fattoria, le radici profonde di questo legame ci fanno sentire particolarmente a nostro agio con il genere, che abbiamo cercato di reinterpretare alla nostra maniera.
Folk Bulletin: Da dove venite e com’è, dalle vostre parti, la situazione della musica dal vivo?
Random Quartet: Il Random Quartet è nato a Torino e generalmente ci esibiamo di fronte ad un pubblico da concerto classico: superato lo shock iniziale, la risposta è sempre molto incoraggiante! Se dobbiamo trovare invece un aspetto meno positivo, bisogna dire che non tutti gli organizzatori di concerti e direttori artistici hanno il coraggio di puntare su una formazione giovane, che propone un programma decisamente diverso dal solito…
Folk Bulletin: Qual è il vostro rapporto con la musica tradizionale e il territorio di provenienza?
Random Quartet: Nell’esplorare la musica popolare, in realtà, ci siamo rivolti parecchio più a Nord rispetto a quello che è il nostro territorio: la maggior parte del nostro programma Folk è infatti attinto da brani della tradizione scandinava, che si prestano benissimo ad essere rielaborati per archi, permettendo, grazie alla loro immediatezza melodica, arrangiamenti dalle trame anche molto fitte e complesse.
Folk Bulletin: Avete già pubblicato dei dischi? Quali sono state le vostre esperienze con il mondo discografico italiano?
Random Quartet: Sicuramente l’esperienza dello studio di registrazione è una delle più impegnative e gratificanti al tempo stesso che una formazione possa sperimentare, costringe a un confronto spietato con sé stessi e con il proprio modo di fare musica: da questo punto di vista l’incisione è sicuramente una straordinaria occasione di crescita per qualsiasi gruppo. Dopo un primo esperimento con un LP da cinque tracce con brani metal riarrangiati per quartetto, abbiamo varato nel 2016 un disco di sola musica da film, In Dreams, con alcune delle più belle colonne sonore della storia del cinema (sempre arrangiate da noi). Se vogliamo è anche questo un altro modo di intendere la musica popolare!
Folk Bulletin: Torniamo a Suonare@Folkest: come vi siete trovati, cosa ricordate soprattutto di quella serata dedicata alle selezioni dal vivo? Come vi siete trovati a Folkest in Friuli?
Random Quartet: Ricordiamo con moltissimo piacere la serata delle selezioni: trattandosi per noi di una situazione del tutto nuova, forse all’inizio eravamo un po’ spaesati, ma quando è stato il momento di suonare abbiamo trovato un’energia inaspettata: avremmo continuato ancora per delle ore, se avessimo potuto! Alla gratificazione di essere riusciti rompere bene il ghiaccio si è poi aggiunta la notizia di essere stati selezionati per accedere alla fase finale, insomma, una serata perfetta!
Il Folkest vero e proprio è stato ancora meglio di come ce lo aspettavamo: una cittadina deliziosa e un palco fantastico ci hanno accolto, per non parlare del pubblico, che ci ha colpito sia per la quantità, sia per l’entusiasmo che ha espresso durante la serata. Abbiamo preso una decisione importante, quella sera: vogliamo fumo e luci stroboscopiche anche per suonare Mozart e Beethoven!
Le foto sono state scattate a Spilimbergo (PN), nel corso di Folkest 2018 e sono di Walter Menegaldo.
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