COUNTRY/USA
I Gibson Brothers, originari di Ellenburg Depot, non lontano dal confine canadese a nord-est dello stato di New York, appartengono alle nuove leve del traditional country–bluegrass e la loro concezione musicale (pur rientrando nei canoni tradizionali) è soddisfacente e degna di considerazione. Eric e Leigh Gibson forgiano la loro bluegrass band nei primi anni ’90 e cominciano a farsi conoscere grazie a un repertorio di traditional e contemporary songs che si rifà alle radici e a quei musicisti che rappresentano le loro vasche battesimali da cui trarre ispirazione; Merle Haggard, i Louvin Brothers, gli inevitabili Bill Monroe, Jimmie Rodgers, Flatt & Scruggs, Stanley Brothers o Seldom Scene. Nel loro curriculum ci sono quattro interessanti lavori a diffusione regionale: “Underneath A Harvest Moon” (’94), “Long Forgotten Dream” (’96), “Spread Your Wings” (’97) e “Another Night Of Waiting” (’98). Ma è con “Bona Fide” (Sugar Hill 2003) che i fratellini fanno quel salto di qualità che li impone nel circuito che conta, “Bona Fide” è un disco che suona classico, ma allo stesso tempo fresco e vivace. Nella primavera 2004 esce poi “Long Way Back Home”, un album ricco di vitalità e di fruttifera forza d’animo. Attendevamo quindi con curiosità e un po’ di apprensione questa loro nuova fatica, ma ora possiamo riferirvi che “Red Letter Day” vale la spesa: nulla di innovativo, ma un disco dove tradizione e fertile ispirazione produttiva vanno a braccetto, in un cd da considerarsi decisamente positivo. Tra le varie tracks vi segnaliamo la gradevolissima “Walking With Joanna” dove emerge il violino di Jason Carter e i mandolini di Ronnie McCoury; “Red Letter Day”, song firmata da Bruce Robinson e qui rivestita a nuovo con gusto e feeling, con ll fiddle e il mandolino che ruotano alti mentre le voci dei fratelli fanno il resto. Ed ancora “The Prisoner’s Song”, traditional animato e pieno di energia, a suo tempo portato alla notorietà da Jimmy Martin; la cover di “I Got A Woman” di Ray Charles e “Sam Smith”, che ci riporta alle atmosfere romantiche dei tempi intrepidi della country music più sincera.
Claudio Giuliani
Lascia un commento