Siamo lieti di ricordare Riccardo Marasco, recentemente scomparso con un’intervista a Silvio Trotta, suo compagno artistico per vent’anni, arrangiatore dei suoi ultimi dischi e legato al maestro fiorentino da fraterna amicizia. È stato lui con i suoi plettri ad accompagnare il canto del maestro durante centinaia di concerti in Italia e all’estero, a condividere con lui una passione creativa per la musica sacra e profana in un connubio artistico di innegabile valore.
Silvio Trotta polistrumentista, componente di vari gruppi di musica etnica italiani (Musicanti del Piccolo Borgo, Viulàn, TrioTresca, Claudia Bombardella, Setamoneta), appassionato di musica tradizionale, è direttore artistico di alcune importanti rassegne del settore tra le quali il festival “Pifferi, muse e zampogne”.
Folk Bulletin – Il 18 dicembre 2015 si è spento Riccardo Marasco, dopo un mese lo hai ricordato con un evento al Circolo Aurora di Arezzo, raccontaci qualcosa di questa serata.
Silvio Trotta – Sabato 16 gennaio 2016 l’Associazione Culturale Musicanti del Piccolo Borgo in collaborazione con il Circolo Arci Aurora di Arezzo ha ricordato Riccardo Marasco con lo spettacolo “…noi ti si ricorda così”. Ho fortemente voluto questo evento per dare la possibilità a tutti gli amici aretini e ai musicisti che hanno collaborato con il grande artista fiorentino di ringraziarlo. Eravamo, tutti sullo stesso palco, sotto lo sguardo del Maestro che campeggiava in una grande foto sullo sfondo che ci faceva sentire ancora una volta con lui per cantare, suonare, recitare, raccontare aneddoti e curiosità insieme. Un tributo doveroso considerando l’affetto che il maestro ha sempre dimostrato per il piccolo grande Circolo Culturale di Arezzo al quale tante volte ha regalato la sua voce, il suo intelligente sarcasmo, la sua allegria genuina. Ho coordinato la serata per raccontare l’arte, l’ originalità e la passione che hanno animato i tanti e tanti concerti eseguiti insieme sui palchi prestigiosi di tutto il mondo. E’ stato un ricordo commosso e velato di nostalgia ma non è mancata l’ironia corrosiva, l’ilarità scanzonata, gli sguardi vivi sull’uomo e sulle sue miserie perché questo era Riccardo, questo era e sarà “la voce di Firenze”. Sul palco con me altri due fedelissimi artisti compagni di scena del Maestro, Jessica Lombardi e Alessandro Bruni e poi una rappresentanza nutrita dei Musicanti del Piccolo Borgo con Stefano Tartaglia e Mauro Bassano e ancora, Claudia Bombardella , Lisetta Luchini, Giorgio Albiani, Piero Cherici, Moreno Betti, Massimiliano Giuntini, Alberto Checcacci, Giorgio Castelli, Francesco Maria Rossi.
FB – Come e quando vi siete conosciuti?
ST – Lo incontrai nel 1995 per merito del giornalista fiorentino Fabio Norcini il quale, conoscendo la mia passione per il folk e la mia attività con i Musicanti del Piccolo Borgo, mi invitò in un teatro di Firenze allo spettacolo “Dal Cupolone si vede il Vesuvio”. Riccardo quella sera cantava e raccontava con collegamenti profondamente culturali la bella canzone napoletana e le antiche canzoni fiorentine. Rimasi colpito: una voce pazzesca, una grande gestualità teatrale, un back-ground culturale che affiorava ad ogni istante in un susseguirsi di canti, aneddoti, sketch, letture, tutto magistralmente condotto per più di due ore sul palco “da solo!”
Ci incontrammo nel suo camerino e di lì a poco volle sapere cosa suonavo. Gli parlai delle mie ricerche sul campo con i “Musicanti”, delle nostre elaborazioni, del nostro repertorio e soprattutto della mia passione per il mandolino… e su questo strumento si fondò la nostra collaborazione. Mi chiese di accompagnare il suo canto con i miei plettri, mi insegnò a modellare i ricami mandolinistici con il garbo di chi doveva saper rispettare e valorizzare le sue esuberanze timbriche, costruendo qualcosa che in ogni caso fosse complice con la verve dissacrante di un artista imprevedibile e per questo affascinante. A proposito di questo una volta Riccardo disse:” …suonare con un compagno significa concordare assieme una scaletta e questo per me talvolta risulta difficile perché stabilire un rapporto diretto con il pubblico significa anche improvvisare, ma ho avuto la fortuna di incontrare un professionista di prim’ordine che grazie alla sua abilità può stare sul palco alla mia maniera e di questo sono felice perché garantisce la valorizzazione di questo repertorio; il mandolino è uno strumento principe, è la ciliegina che corona e nobilita qualunque torta!” Quasi cinquecento concerti insieme, quali i ricordi indelebili di questa lunga esperienza? Oggi… il pensiero che non accadrà mai più mi porta a dar valore ad ogni più piccolo ricordo e quindi anche ad ogni più piccolo concerto nel più piccolo dei paesi o nel più piccolo dei teatri. In realtà la grandezza del palco o del teatro o del festival non è mai stata proporzionale all’arte e alla generosità di Riccardo. Lui, ovunque si trovasse, ha sempre donato generosamente la sua voce dal profondo del cuore perché, diceva lui, è proprio passando lì vicino al cuore che la voce si scalda e si colora di sentimento. Fatta questa premessa, non posso non ricordare alcuni grandi eventi fiorentini a partire dal concerto di laudi sul sagrato del Duomo di Firenze il 7 settembre del ’96 in occasione del settimo centenario della costruzione, i concerti in Piazza della Signoria sotto la “Loggia dei Lanzi” davanti a migliaia di fiorentini innamorati dal loro “chansonnier” e poi il concerto per il “Genio Fiorentino” su una barca sull’Arno sotto Ponte Vecchio con tutta Firenze sulle sponde ad ascoltare e poi ancora il concerto di Capodanno 2010 in Piazza Santissima Annunziata. Poi i grandi concerti a tema religioso nelle varie Basiliche, Santa Croce, San Miniato a Monte, San Lorenzo. Infine il concerto in piazza Santa Croce con tutti i “Musicanti” sul palco, concerto del quale venne poi prodotto il live in DVD “Marasco2000”. Indelebili i concerti all’estero: mi tornano in mente quelli al teatro dell’Istituto di Cultura Italiano a Bruxelles e, indimenticabile, quello alla Morgan Library & Museum di New York con un repertorio di musica antica in occasione di una giornata dedicata a Marsilio Ficino. Poi i festival italiani, le rassegne dedicate alla vocalità, e ancora, ancora … insomma “tanta e bella roba!”
FB – Raccontaci la tua collaborazione come arrangiatore nelle ultime produzioni discografiche di Marasco
ST – Ho inciso con Riccardo, curandone arrangiamenti e rielaborazioni, tre CD, oltre il Live “Marasco2000”.
Nel 1997, dopo il concerto al Duomo, incidemmo “Pace, non più guerra” un disco di laudi natalizie fiorentine dal 1400 al 1600. Al cd parteciparono tutti i Musicanti del Piccolo Borgo che per l’occasione chiamammo “Musici di Acanto”. Poi nel 2005, insieme all’amica musicista aretina Jessica Lombardi, incidemmo un “Bacione a Firenze” un CD a mio avviso necessario in quanto era doveroso che Riccardo, quale erede di Spadaro, fermasse con la sua interpretazione alcuni brani del repertorio del grande cantante fiorentino. Infine nel 2012 “La mia Toscana”: Marasco, dopo quasi trent’anni, tornò a incidere un disco di canti tradizionali toscani e, questa volta, con colori e arrangiamenti nuovi e più ricchi grazie alla collaborazione di vari musicisti del panorama folk italiano tra i quali ancora una volta quasi tutti i “Musicanti”.
FB – Qual è secondo te il valore che la musica di Marasco rappresenta nel panorama della musica folk italiana?
ST – Parlare di valore relativo alla sola musica folk è certamente restrittivo e limitativo. In realtà Marasco ha lasciato un’ impronta importante in un ambito più vasto. Lui ha indagato nell’animo dell’uomo, a trecentosessanta gradi e soprattutto in varie epoche, ha studiato come l’uomo, attraverso la “parola cantata” ha esternato le sue passioni e i suoi sentimenti. Questa ricerca, fatta in maniera trasversale, gli ha fatto conoscere l’animo del contadino dell’Ottocento, quello del pastore transumante in Maremma, quello dell’autore versiliano dei primi del Novecento che cantava le giornate Viareggine e quello dei “ciompi” fiorentini del 1200 che nelle “buche fiorentine” cantavano le “Caterinelle”. Questi studi sono stati la base sulla quale poi lui si è chiesto: “…come avrei cantato io quel brano?” E da quel momento ha dato vita alle sue interpretazioni vocali immergendosi di volta in volta nei tanti repertori, facendoli diventare propri, tutto questo chiaramente grazie alla sua grande tecnica vocale. Ecco credo che Riccardo abbia lasciato un valore ma a tutto il mondo del bel canto italiano e non solo al repertorio folk.
FB – Parlaci di come il tuo incontro con Riccardo Marasco e quindi anche con la musica popolare toscana abbia contaminato la tua esperienza di musicista “ del Sud” e come le sonorità della tua musica abbiamo influito nella musica del maestro considerando i cd che hai fatto con lui.
ST – In questo incontro, così tanto intenso e duraturo, più che contaminati, ci siamo influenzati e ci siamo arricchiti a vicenda. Lui mi ha fatto capire in maniera quasi maniacale l’importanza della voce e del testo nei brani tradizionali e questo non l’ho più dimenticato nei successivi percorsi con i miei altri progetti musicali. Credo di aver acquisito nuove competenze che mi hanno permesso di dare più attenzione agli aspetti legati alla vocalità. Di contro, nel mio piccolo, ho cercato di valorizzare la parte strumentale che fino al 1995 era realizzata esclusivamente dalla sua chitarra-lyra. Ho curato gli arrangiamenti, ho arricchito la strumentazione, ho cercato, soprattutto nei dischi, di rendere i suoi brani più accattivanti e più vicini ad un moderno folk-revival più facile all’ascolto.
FB – L’inattesa scomparsa ha lasciato qualche sogno nel cassetto di Riccardo?
ST – Direi fondamentalmente due sogni. Uno riguarda un repertorio di canti d’amore di sua composizione, spesso dedicati alla cara Virginia, che hanno avuto poco spazio nei concerti e che avrebbe voluto fermare su un disco. L’altro sogno era quello di realizzare un cd di laudi dedicate alla Madonna. Laudi che cantava con l’animo delle serenate quasi come si rivolgesse ad una “donna” comune. A questo proposito, lui diceva:
“…comunque fra i tanti ambiziosi repertori che potrei ancora presentare nutro anche un obbiettivo di minima: completare una trilogia di canti religiosi. Dopo i canti natalizi vorrei fare quelli pasquali e una raccolta di canti mariani. Se non altro perché, più poi che prima, succederà anche a me che, come a quei due vecchi professori della posteggia napoletana cantati dal grande E. A. Mario, potrebbero essere un buon lasciapassare. Ma te Silvio, non ti preoccupare perché ci vado prima io da solo a controllare che sia tutto a posto, dal palco, al service, ad una ben fatta pubblicità perché anche lassù quando ci vado voglio aver successo”.
FB – Credi che Riccardo Marasco possa avere un erede?
ST – No. Non può avere un erede perché, come ho già spiegato, la capacità interpretativa di così tanti repertori è difficilmente riscontrabile in altri artisti. Non ci sarà quindi una voce che sappia riproporre le laudi, i canti popolari, le canzoni di Spadaro, il graffiante sarcasmo fiorentino con la competenza, l’oralità e la genialità di Riccardo. Questo è sicuramente un grande riconoscimento all’artista ma nello stesso tempo un rammarico per aver perso un interprete “unico”. Il patrimonio che ci ha lasciato che possibilità ha di essere tramandato e come? Per quanto riguarda il patrimonio canoro, per fortuna, esiste una variegata discografia per cui potremo ascoltare la sua voce per sempre. Mi auguro inoltre che le istituzioni fiorentine o anche toscane in genere possano prendersi cura delle sue ricerche, dei documenti, degli spartiti e dei testi e non tradiscano il valore di tutto ciò. Sarebbe auspicabile la creazione di una fondazione che possa raccogliere, custodire ed anche rendere visibile al pubblico tanta cultura in un piccolo museo. Firenze non può dimenticare ciò che Riccardo è stato e ha il dovere di salvaguardare quello che ci ha lasciato.
Per quanto mi riguarda, penso di tenere viva la sua figura realizzando uno spettacolo “su” Riccardo Marasco, con musicisti e attori, che superi l’idea della “cover band”, sarebbe ridicolo, e racconti la storia di una vita spesa per la musica. Sarà il mio grazie ad un amico che, artisticamente parlando, ha cambiato la mia vita.