Le canzoni anticlericali dal Medioevo a Vasco Rossi
CULT EDITORE – Firenze – 2010 – pp336 € 15,00.
Dio è morto è il titolo di una celebre canzone scritta nel 1967 da Francesco Guccini e affidata alla voce di Augusto Daolio dei Nomadi.
Un brano che fu censurato dai solerti dirigenti RAI come blasfemo, ma che invece fu diffuso dalla Radio Vaticana e che rapidamente divenne una sorta di preghiera laica per migliaia di giovani di allora.
La scelta di questo titolo per il lavoro di Riccardo Navone mette subito in chiaro che la sua raccolta di canzoni, che correttamente dichiara non esaustiva, non è antireligiosa, ma anticlericale, cioè non contro la fede, ma sono canti di critica e ironia verso i comportamenti dell’apparato ecclesiastico: dal papa, ai cardinali, ai preti, monache e fra’.
Nella breve presentazione l’autore racconta le alterne vicissitudini di questo particolare repertorio che ha visto periodi “d’oro” nei canti giacobini, garibaldini e risorgimentali, per poi praticamente scomparire durante il Fascismo. Le canzoni di protesta degli anni Settanta del Novecento hanno in parte riportato l’attenzione su questi temi, poi progressivamente scomparsi di nuovo, salvo qualche rara eccezione.
Il libro si apre con i canti preunitari contro il Papa Re, il potere temporale e le imprese di monaci, monachelle e preti troppo intraprendenti.
Negli altri capitoli sono raccolti canti di matrice socialista ed anarchica di fine Ottocento e primo Novecento per arrivare al secondo dopoguerra, alla canzone di protesta e a quella d’osteria.
Una particolare attenzione viene rivolta al repertorio dei canti anticlericali nel Biellese, ai testi delle canzoni e degli spettacoli di Dario Fo e alle vicende dei cantastorie Cereghino di Favale di Malvaro, in Liguria.
Da ferventi cattolici diventarono valdesi e nelle loro canzoni mettevano alla berlina il conformismo religioso dei loro compaesani che spesso sconfinava nella superstizione. Subirono una pesante repressione da parte delle gerarchie cattoliche fino ad essere costretti ad emigrare in America.
La terza e ultima parte del corposo volume riguarda i moderni cantautori e la musica pop dove, come scrive Navone:” il carattere di critica al clero si stempera all’interno di problematiche generali… relative alle guerre, alla fame nel mondo…”.
Un repertorio comunque da conoscere e sul quale riflettere anche perché anatemi, condanne e censure sono ancora oggi operanti per limitare e condizionare la libera espressione artistica in ogni campo.
Tiziana Oppizzi – Claudio Piccoli
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