Il libro è una raccolta di testimonianze semplici ed avvincenti , della gente della “Cittadella”, uno dei rioni più noti di Milano, cioè Porta Ticinese: città nella città, quartiere unico, particolare, anche nel linguaggio.
L’autore Roberto Marelli ha assaporato con il latte materno prima e raccolto poi le storie che propone nel volume. Sotto forma di guida, viene suggerito al lettore un percorso dove ogni via, piazza, vicolo, racconta un episodio di vita, una poesia o una lapide di coloro che hanno vissuto, amato, gioito, pianto e lottato inseguendo le proprie vicende e passioni. Per questo le pagine appassioneranno i lettori, in particolare quelli meneghini, che riscopriranno, o conosceranno per la prima volta, cose ormai dimenticate di un quartiere che, sebbene sia il “cuore” della Milano popolare, ha avuto una storia a sé.
Porta Ticinese infatti è stata una delle ultime zone di Milano a “cedere” alla cementificazione che di fatto ha distrutto il tessuto sociale del quartiere e la sua vera “identità”. Così oggi presenta un ordito modificato radicalmente nella topografia.
Ad esempio nelle strade del Ticinese vi furono i momenti più cruenti dell’”insurrezione del pane” nel maggio 1898 duramente repressa dal generale Bava Beccaris e ricordata in un canto da cantastorie intitolato “Inno del sangue”, di cui ben poco rimane nella memoria.
Roberto Marelli è nato e vissuto a Milano, dove tutt’ora vive e molto del suo lavoro e dei suoi interessi ruotano attorno alla passione per questa città. Può vantare collaborazioni con Giorgio Strehler nel “Nost Milan” al Piccolo Teatro. In RAI è stato ideatore del Lunario Lombardo e ha partecipato a numerosi film tra cui Il delitto Matteotti, La mano sul fucile, Clandestini nella città.
Nel volume Marelli spiega che Porta Ticinese è l’ex borgo fortificato che si estende dalle Colonne di San Lorenzo alle mura spagnole e aveva nella Darsena e in quella che oggi è piazza XXIV Maggio, il suo cuore commerciale. La Darsena, infatti, era il porto di Milano: luogo di approdo di barche, barconi e chiatte che trasportavano, lungo i Navigli, le merci più disparate, dai marmi per la costruzione del Duomo, al bestiame e alle derrate alimentari. Ancora nel 1920 era classificata tra i primi dieci porti fluviali d’Italia per capacità di tonnellaggio.
Si iniziarono le escavazioni intorno al 1600 , in epoca spagnola, insieme al primo tratto del Naviglio Pavese e, in un primo tempo venne chiamata” Laghetto di S. Eustorgio” dalla basilica omonima che sorge nei pressi.
A partire dalla prima metà dell’Ottocento e fino ai primi anni del Novecento, la Darsena era anche punto di arrivo e di partenza dei popolari” barchett” che facevano servizio passeggeri da Milano a Pavia sul Naviglio Pavese e il Naviglio Grande.
I viaggi erano poco costosi ma lentissimi, talvolta si impiegava un giorno intero per arrivare a destinazione. Cletto Arrighi, scrittore esponente della scapigliatura milanese di fine Ottocento, immortalò “EI Barchett de Boffalora” nella sua celebre commedia. Va altresì ricordato che presso la Darsena non attraccarono, nel tempo, solo barconi addetti al trasporto merci e “barchett dei pover”, ma anche sontuosi bucintori da parata, che ospitavano illustri personaggi in visita a Milano.
Marelli accompagna il lettore in questa camminata nei vicoli e nelle calli della Cittadella tra i tanti personaggi e le loro vicende talvolta drammatiche, come la vera storia della Rosetta, quando anche la mala, chiamata “ligera”, era diversa, con un proprio codice d’onore e rispettosa verso la gente. Oppure quella della statua di Costantino, che un giorno decise di inaugurarsi da sola, e ancora la locanda malfamata di mamma Rosa, la processione dei facchini della Balla, chi piantò la quercia di piazza XXIV Maggio.
Tantissimi sono gli aneddoti e gli episodi che fanno comprendere la vitalità, l’umanità, il fervore culturale di uno dei quartieri più amati dai milanesi e attualmente anche dai tanti turisti che affollano i locali sui Navigli.
Porta Ticinese ha comunque conservato la sua vocazione di centro dello svago e del divertimento, oggi denominato con il temine esotico di movida, liberamente e scherzosamente tradotto in vernacolo con il termine di “baraunda” per il caos di traffico e rumore determinati dal gran numero di locali e birrerie che si susseguono in tutto il quartiere.
Ricordi di un tempo e di attualità, testimonianze che Marelli ha raccolto con amore per gli altri con senso di solidarietà e di vicinanza, selezionando la grande quantità di materiale raccolto, riservandosi di dare un seguito a questo volume che tutti gli appassionati di storia locale, ma non solo, attendono fin da ora.
Marelli, Roberto – “Porta Ticinese, oh Cara”
La gente della cittadella racconta…
Graphot Editrice -Torino .- 2011 – pp. 191 – € 20,00
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