IL MANIFESTO CD 099 – JAZZ MEDITERRANEO/ITALIA
Uscito nel 2002 per Materiali musicali de il Manifesto, Rotte distratte segna il ritorno a sonorità mediterranee di Rocco De Rosa, pianista e compositore lucano. Non nuovo all’esperienza della contaminazione tra jazz e musica popolare (maturata anche attraverso la collaborazione con Daniele Sepe e Paolo Fresu), Rocco in questo lavoro presenta composizioni originali che parlano la lingua del jazz con forti accenti attinti a quel grande mare magnum costituito dal patrimonio del Sud Italia e dei paesi del Mediterraneo. Al piano e alle tastiere si affiancano anche gli strumenti della tradizione creando e reinventando con indubbia maestria e grande consapevolezza dei materiali originari.
Il viaggio, si intuisce distintamente già dal titolo del CD, costituisce il fil rouge di questo album che, a modestissimo avviso di chi scrive, rappresenta un piccolo capolavoro, un susseguirsi di perle, ognuna delle quali dotata di sfumature e luce diverse. Nel brano Rotte distratte l’intro di voci femminili arbereshe immette l’attacco grintoso del piano, poi entra un violino, incalza e si apre la strada verso un solo lancinante ed espressivo; un inseguimento tra strumenti lascia infine spazio alle voci e alle tastiere.
Sevdali, composta ed interpretata da Yasemin Sannino, cantante italo-turca, utilizza una melodia popolare supportata dal contrabbasso e da percussioni sincopate mentre Girandola, con un motivo espressivo e caldo, riprende le atmosfere da banda del sud Italia e introduce la versione eseguita con l’Etruria Criminale Banda in una delle tracce successive.
Transiti si apre alla calma e alla distensione, invita alla riflessione, troppo dolce, quasi ridondante, sorprende con un finale aperto.
Di ritorno, un po’ malinconica e nostalgica, vede l’organetto di Riccardo Tesi accanto agli archi e all’arpa.
A brani in cui la commistione di jazz e musica popolare è evidente, si alternano altri in cui la sintassi e le atmosfere jazz sono assolute: Flumina è composto ed eseguito insieme a Maria Pia De Vito, che al brano regala anche la sua grande voce. In Makisì il riferimento sembrano essere le composizioni di Keith Jarrett; il piano segue il filo dei pensieri che si dipanano e delle emozioni che si susseguono, si accavallano e si calmano; poi il dialogo interiore si chiarisce, una certa linearità sembra prendere il sopravvento e porta ad uno stato d’animo sereno.
Iquique, con Giovanni Di Cosimo alla tromba, lascia grande spazio espressivo alla tromba e al pianoforte di Rocco. I due strumenti dialogano, si chiamano e si rispondono, vanno all’unisono.
De Rosa è, invece, da solo al piano elettrico in Il male divino in cui sembra voglia recuperare inizialmente una ispirazione ambient, con variazioni di approccio minimalista, ma Rocco è troppo espressivo e nel finale si apre agli accordi in maggiore.
In Dalgalar, composta a più mani, la voce di Yasemin Sannino, il flicorno di Di Cosimo, la batteria di Fratepietro ed il contrabbasso di Pecorelli tratteggiano un’atmosfera rarefatta, notturna, fumosa.
Luce del giorno è una melodia struggente per piano e quartetto d’archi. Colpisce l’appassionata, costante, accorata ispirazione di tipo melodico che si apre, in crescendo, ad ispirazioni quasi sinfoniche, utilizzando potenti quanto (apparentemente) semplici canoni.
Infine il viaggio si conclude con A casa, solo piano, riflessivo, appianato ma interlocutorio.
Nelle atmosfere di De Rosa non c’è nulla di definitivo, ma ci sono anima, cuore e testa, c’è passione, sugo, condimento, le sue melodie grondano struggimento, parlano del mare, dell’acqua, del sole, del navigare nel mondo ma soprattutto raccontano di emozioni e di viaggi interiori.
Eclettico ed originale, Rocco De Rosa si avvale dei contributi di artisti che navigano su rotte diverse e riesce, con un’opera di grande maturità artistica, a sviluppare un linguaggio poetico carico di vitalità e di suggestione.
Carla Visca
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