Le ragioni per cui questo disco di Erasmo Petringa, nonostante l’impronta jazzistica, sia soprattutto un disco intimamente folk, per quello che intendiamo noi con l’uso del termine, forse stanno nell’incontro (verità o leggenda?) fra il musicista campano e l’oud, il liuto arabo. E’ Eugenio Bennato (della cui formazione Petringa è una colonna portante) che racconta, dal libretto del disco, di una sera a Casablanca in cui –dopo il concerto- il “suo” musicista venne conquistato dal suono di quello strumento, tanto che se lo comprò direttamente dalle mani di uno sconosciuto suonatore marocchino. E questo fu l’inizio di una storia che dura ancora, una storia che non poteva che sfociare in un disco come questo, un gran disco. Una storia molto folk, una storia che si sviluppa sulla base di una doppia trasfusione di tecnica e di emozioni fra due mondi che si affacciano entrambi sul Mediterraneo (di cui il “sabir” era l’antica lingua franca): da una parte Erasmo Petringa, polistrumentista legato alle atmosfere e alle tecniche espressive del meridione d’Italia, dall’altra uno strumento di antichissima origine, dal suono dolcemente inconfondibile. In “Sabir” Erasmo Petringa suona oud, violoncello e contrabbasso; Pietro Tonolo i sax; Gabriele Mirabassi il clarinetto; Bebo Ferra la chitarra; Enzo Zirilli le percussioni; Angelo Cioffi il piano Rhodes; Emidio Petringa i tamburelli… Non sempre l’addizione di grandi musicisti fa l’insieme perfetto, ma in questo caso sì. Interludi inconsueti, fraseggi a sorpresa, inattesi duetti… Timbri rari e collaudate sonorità, matrimoni musicali talora arditi ma felici… Quanto ha ancora da regalarci questo Mediterraneo dalle mille facce e dall’unica anima? Un genere nato ben oltre le Colonne d’Ercole oggi parla “Sabir”, e non possiamo che goderne, ascoltandolo con molto piacere e coinvolgente condivisione.
Roberto G. Sacchi
Petringa – “Sabir” (CD)
Edel – 0195242ERE, 2008
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