Le cose le mette in chiaro subito Salvo Ruolo scrivendo sul retro di copertina che – Cambiare padrone non ti dà mai la libertà – parla del nostro west, della nostra epopea, di briganti e partigiani e di anarchici, di unità o malaunità come sostiene qualcuno e di quel Risorgimento in nome del quale si è dimenticato di dare voce ai più deboli. Da nord a Sud di questa Italia senza memoria”.
Sette storie che evidenziano la capacità narrativa di Salvo Ruolo e non solo questa. Anche gli arrangiamenti sono semplici ed allo stesso tempo efficaci e convincenti, insomma un lavoro interessante che si fa apprezzare anche per la capacità di stimolare l’ascoltatore ad approfondire i temi trattati ed anche di allargare l’interesse verso la storia italiana, soprattutto di quella risorgimentale ed in particolare di quella meridionale. Ma si sa, i libri di storia li scrivono i vincitori, ed un altro importante merito di Ruolo è appunto quello di “accendere” una scintilla in chi ascolta il disco.
“Passannanti” (trovate un bel video di questo brano su YouTube) ad esempio: racconta dell’anarchico Giovanni Passanante, autore nel 1878 di un fallito attentato al Re piemontese Umberto I. Fu catturato e condannato all’ergastolo e morì nel 1909 in un manicomio criminale dopo anni di detenzione in condizioni del tutto inimmaginabili. Per dire: era nato a Salvia di Lucania, un punto sulla carta geografica ma, essendo diventato un simbolo della ribellione contro i Savoia, lo stesso Re ne fece cambiare il nome in “Savoia di Lucania”; per la cronaca, un altro anarchico, Gaetano Bresci, riuscì nell’impresa di ammazzare il Re il 27 luglio del 1900. Oppure il brano di apertura “Malutempu”, la storia di Ninco Nanco (Giuseppe Nicola Summa), uno dei briganti più temuti di quegli anni; luogotenente di Carmine Crocco, fu giustiziato con il fratello nel 1864. Non so, ma visto l’argomento mi viene spontaneo abbinare a questo bel lavoro il romanzo “I sentieri del cielo” del catanzarese Luigi Guarnieri, pubblicato da Rizzoli nel 2008: un autore che per lo stile narrativo e per le immagini che evoca mi ha ricordato il più crudo Cormac McCarthy. www.salvoruolo.it
ALESSANDRO NOBIS
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