Domenica 3 aprile 2011 nella sua casa di Garfield in Texas, dopo una lunga malattia -un tumore al fegato- è mancato Calvin Russell.
Aveva 62 anni, tutti vissuti “pericolosamente” tra alcol e droghe pesanti
“Allievo” di Townes Van Zandt, Russell era quasi un personaggio da “cult movie”. Uno che avrebbe fatto la sua dannata figura in “Paris Texas “di Wim Wenders con i suoi stivali polverosi, i suoi jeans consumati, i suoi numerosi tatuaggi, la sua voce rauca, i suoi occhi verdi, profondi e malinconici; un lungo corpo magro e un viso scavato e segnato da un passato turbolento, dopo un’infanzia poverissima trascorsa nel cuore rurale del Texas. Molto popolare in Europa, soprattutto in Francia (ma aveva parecchi estimatori anche da noi) e salutato come il “Tom Waits texano” Russell, come a volte succede, era praticamente sconosciuto negli States. Eppure all’attivo aveva quindici album tra cui il primo “A Crack in Time” pubblicato nel 1990 e concerti in tutto il mondo.
Nato nella notte di Halloween del 1948, e arrestato più volte per piccoli reati, aveva passato diverso tempo dietro le sbarre. Lì aveva iniziato a scrivere canzoni. Aveva ormai quarant’anni quando venne scoperto in un bar malfamato di Austin. Da lì, da una cassetta venduta a un turista francese, Russell iniziò negli anni novanta a far conoscere la sua musica un po’ ovunque, graffiando numerose anime nel vecchio continente. Tra cui la mia.
Ecco perché anche lui come Willy DeVille mi mancherà, e non poco.
So long Mr. Russell
http://dailymotion.virgilio.it/video/x7xcwq_calvin-russell-crossroads_music
Fabrizio Poggi
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