Terrasonora vanta, nella non ricchissima ma comunque significativa storia dei contest italiani di categoria, il merito di aver vinto, nel breve volgere di un paio d’anni, sia il Folkontest sia Suonare@Folkest sia Musicultura. Come ben sanno gli appassionati di libri gialli, se due indizi possono essere una coincidenza tre sono quasi una prova e quindi nel loro successo di pubblico e critica anche internazionale deve esserci qualcosa di autenticamente sorprendente. O per nulla sorprendente, ma conseguente dato lo spessore musicale dell’ensemble di Afragola, Napoli. Avendo avuto il piacere di ascoltarli anche dal vivo in almeno tre occasioni, ci siamo fatti un’idea ben precisa su di loro e sulle loro produzioni discografiche (che del concerto dal vivo sono felici sintesi), di cui “Si Vo’ Ddio” è l’ultimo episodio, necessariamente il più completo e maturo. Scrive l’amico Salvatore Esposito nella prefazione al disco che il suono espresso dai Terrasonora richiama i valori e i contenuti della Campania Felix, e questo è indubitabilmente vero. Il lavoro di cesello compiuto dalla band nell’interpretazione delle proprie composizioni (tutte a firma del binomio Zaccardi-Esposito) è davvero notevole e va palesemente verso la costruzione di un suono nitido e evocativo, in cui l’essenza della tradizione si alimenta e si rigenera tenendosi comunque abilmente alla larga dalle facili tentazioni di rendere troppo semplice e immediato quello che non lo è (esemplare a questo proposito la traccia d’esordio “Alli Uno”, che dietro l’apparenza di una tammurriata come tante disvela a chi ha orecchie buone un mondo sonoro e contenutistico tutto da scoprire). Certo, come in tutte cose esiste un rovescio della medaglia. Terrasonora ha scoperto la chiave per piacere e questa condizione d’essere forse non ha paragoni nello specifico settore artistico, bisogna riconoscerlo, e questo è un valore assoluto, un grande patrimonio da coltivare per un grande percorso a venire. Ma ci permettiamo di mettere in guardia gli amici campani: quello che può essere definito “Campania Felix” è soltanto una parte, peraltro a nostro giudizio non preponderante, dell’enorme serbatoio di ispirazione a disposizione della creatività e dell’interpretazione, dove la rabbia secolare, il dolore atavico e i graffi sull’anima non possono e non devono essere dimenticati o messi in secondo piano. Ma intanto godiamoci il nitore di questo “Si Vo’ Ddio” e la sua piacevolezza, in attesa di qualche futura ruvidezza o provocazione sonora che ci consegni una Terrasonora avviata con decisione sulla strada tracciata tanti anni fa dalla NCCP, della quale sembrano essere –al momento- i più probabili eredi diretti. Il che, non è davvero poco.
Roberto G. Sacchi
Terrasonora – “Sì Vo’ Ddio” (CD)
RADICI MUSIC REDORDS – RMR137, 2012
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