di Felice Colussi
Uscito sia in versione CD che in vinile (cinquecento copie in vinile rosso con copertina apribile, una vera chiccheria), oltre che distribuito digitalmente, questo nuovo disco di Sir Oliver Skardy è davvero un gran bel disco, ben suonato, ben prodotto e, soprattutto, ben scritto. Dopo aver recuperato Graziano Guerriero, lo storico primo batterista dei Pitura Freska (quelli del seminale album Na bruta banda), ha lavorato in studio con Daniele Novello alle chitarre e alla programmazione e Roberto Pettonello alle tastiere e alla programmazione, aggiungendoci Michele Pagiaro al basso elettrico, Alessandro Numa al sax, Paolo Matterazzo alla tromba e Federico Nalesso al trombone. A cinque anni di distanza dal suo precedente lavoro, Skardy ha scritto testi e musica dell’intero lavoro, impegnandosi anche a seguire lavoro in studio e produzione. Alla fine ci ha messo in mano questo Figa e sfiga che coinvolge e chiede di essere riascoltato più volte. Nel corso dell’estate 2021 era stato preceduto da un singolo, Venessia comune giamaican, nel quale se la prende con la politica, quella dei pasticcetti e del separatismo a ogni costo.
Se la prende con i gruppi che si sciolgono, ironizza con la musica demenziale stessa, spara a zero contro le cover band, racconta di una storia d’amore che non nasce neppure, cita Morricone e Leone con C’era una volta in Marghera, si augura che prima o poi i politici debbano pagari per i proprio misfatti. No dipendo da nisuni (che sarebbe in realtà un pezzo di Santana) parla invece dei musicisti: In Italia i musicisti sono trattati peggio delle bestie e delle puttane – sostiente Skardy – perché alle prostitute lo stato non da nulla, ma nemmeno chiede nulla, mentre ai musicisti in Italia, lo stato chiede, ma non da nulla in cambio.
Tutankamen è invece una sorta di risposta a Mi piaccion le sbarbine degli Skiantos e la finale Menarosto, sigla di una serie prodotta insieme a Fricchetti sulla cucina, era originariamente stata scritta ai tempi del governo Renzi, ma siccome, chiosa il nostro, Renzi non si merita una canzone tutta per lui, è quindi dedicata a come si fa politica al giorno d’oggi in generale.
Roots reggae al meglio, qualche strizzatina d’occhio qui e là, ma soprattutto idee chiare sulle cose da dire, fuori dai denti, al di là delle mode, con la capacità di arrivare dritto dritto alle orecchie e al cervello dell’ascoltatore.
Lo vogliamo sindaco di Venezia, dopo la sua autocandidatura in Venessia comune giamaican: lui scherza…. noi no!
Comprate questo disco e ascoltatevelo tante volte
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