Disco d’esordio, energetico, grezzo, molto rockandroll. I Songhoy costituiscono un’etnia minoritaria nativa di Gao, nelle regioni desertiche a nord del Mali, che nel 2012 il movimento ribelle Tuareg individuò come capitale del nuovo stato indipendente di Azawad, durato dieci mesi. I quattro giovani Songhoy hanno fondato questo gruppo nel momento in cui il proibizionismo dei jihadisti ha vietato la musica, considerata peccato così come l’alcool, il fumo, mostrarsi in pubblico con una donna che non sia della famiglia…
I quattro giovani hanno trovato rifugio a Bamako, dove avevano frequentato l’università, lontanissimo dal loro paese d’origine, e qui, con la decisione di fondare un gruppo musicale, hanno iniziato a costruire una risposta artistica al loro esilio. I Songhoy Blues sono Aliou Tourè (voce e chitarra), Garba Tourè (chitarra e voce), Omar Tourè (basso e voce), Nathanaël Dembelè (tamburi e voce), l’unico del gruppo proveniente dal sud del paese. I loro testi parlano di riscaldamento globale, di armonia tra le etnie, della pazienza senza la quale nulla si può ottenere, e della necessità di credere in un’unica nazione superando l’odio e il cinismo. Music in exile, con undici brani dal sound aggressivo, è pubblicato dall’etichetta londinese Transgressive Records