FELMAY FY8134, 2007 – FOLK CONTEMPORANEO/VOCI FEMMINILI E PERCUSSIONI
Un disco non facile da collocare, così in bilico fra l’ancestralità del canto a cappella o accompagnato da percussioni, quindi forme canoniche della tradizione, e il desiderio di esplorare nuove frontiere sonore, un po’ Zap Mama un po’ Laïs (e un po’ Faraualla perché sarebbe ingiusto negare alle quattro voci pugliesi una certa originalità, soprattutto nell’ispirazione, che si pone equidistante fra echi mediterranei, profondità tribali, esercizio stilistico, espressione artistica pura). Il disco impressiona e interessa al primo ascolto, sia per quella caratteristica distintiva dettata con evidenza dalla formazione, sia per l’immediatezza che ha la voce nel penetrare il mondo più intimo delle emozioni. Accorta anche la scelta dei brani, in cui è evidente la volontà di proporre un campionario di possibilità diverse allo scopo di consentire al gruppo la possibilità di confrontarsi con evidenti stimoli differenti e all’ascolto di giovarsi di una sufficiente varietà, nonostante gli evidenti limiti imposti dalla formazione. Si svaria quindi da brani in cui il testo è puro pretesto per avere qualcosa da cantare (ne è un esempio Rikitikitavi) ad altri in cui prevale la poesia ermetica (Il sogno di Frida) ad altri ancora in cui la reiterata sillabazione cita l’antico modo espressivo della filastrocca (Auanda la cuica, con la partecipazione di un inedito e sorprendente Caparezza) per riconsegnarcelo tirato a lucido e rinnovato, riletto con chiara intenzione di modernità. Nonostante l’ovvia predominanza della voce, anche all’ascoltatore più distratto non può sfuggire l’importanza del ruolo delle percussioni, che Pippo Ark D’Ambrosio e Cesare Pastanella ricoprono con grande versatilità e consapevolezza, offrendo a Teresa Vallarella, Gabriella Schiamone, Paola Arnesano e Loredana Perrini molto più di un semplice tappeto ritmico, quasi altre voci in più con cui dialogare, intrecciarsi, stupire.
Dario Levanti
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