AUTOPRODOTTO , 1999 – PUGLIA/MUSICA SALENTINA
Alla Bua (traducibile dal griko come “altra cura”) è uno tra i più interessanti gruppi che la terra del Salento esprime in questo momento, ed è forse il più vigoroso nelle interpretazioni della pizzica (la locale forma di “tarantella” che un tempo si impiegava anche nella cura dei tarantati), musica che sta incontrando, assieme alle relative forme di danza (pizzica de core, danza scherma) un periodo di grande popolarità e interesse anche al di fuori della regione.
La formazione, nata nel ’90, si proponeva di esibire una fedele riproduzione della musica salentina, in particolare lo stile d’accompagnamento musicale della danza scherma nella festa di San Rocco a Torrepaduli, nella essenzialità delle voci, dei tamburelli e dell’armonica a bocca. Con buoni risultati, a mio parere, anche perché alcuni di questi musicisti sono effettivamente cresciuti suonando nella festa.
Il successivo percorso del gruppo è stato quello di mantenere le proprie radici musicali e il proprio vigore, e nel contempo ampliare le possibilità sonore acquisendo strumenti melodici, alcuni contemplati dalla tradizione locale come il violino, altri più inconsueti, come l’oboe. Il gruppo è molto aperto alle collaborazioni anche occasionali, quindi l’insieme strumentale si modifica spesso è può includere l’organetto, la ghironda e vari fiati. Si deve costatare inoltre che, come per molti gruppi di questo tipo, l’incisione discografica smorza in parte quella vitalità che solo il contatto diretto col pubblico può dare pienamente.
Questo disco esprime un recente punto di maturazione del gruppo, di cui fanno parte alcuni dei “personaggi” della scena locale come Gigi Toma (“Lu Piru”), voce e tamburello, e Giuseppe Panico, esperto e veloce armonicista, assieme a buoni musicisti come il giovane e molto promettente violinista Luca Rizzello, Daniele Vigna alla chitarra (il maggiore artefice degli arrangiamenti e delle musiche originali), Maria Vittoria Antonazzo, voce, Fiore Maggiulli al tamburello, Giuseppe Memmi, chitarra e voce, Irene Toma all’oboe.
Il gruppo ci propone alcune pizziche tradizionali dall’esecuzione particolarmente vivace e “scazzicante”: Tamburru, E nia e nia (dove Giuseppe Panico ci propone un efficace esempio circa il ruolo che l’armonica a bocca occupa nel tessuto musicale tradizionale di questa regione), Santu Paulu, Canzune alla diversa; poi i superclassici romantici come U rusciu te lu mare e Beddhra ci stai luntanu, e la scherzosa lu scarparu. Di apprezzabile impegno sono i pezzi originali: A serpe, in cui oboe e violino si rincorrono in un crescendo ritmico, De fore, che descrive visioni e impressioni dei paesaggi salentini, la pizzica Fiuru te citratina che musica una poesia d’amore dell’autore dialettale G. Romano, ed infine Stella lucente, con testo tradizionale e dedicata al popolo kurdo, interessante ritmo di pizzica su cui si muovono fraseggi vocali e strumentali di sapore arcaico.
Il disco è prodotto dal gruppo con l’aiuto del Comune di Casarano, e puntualizzo che il lodevole sforzo di piccole amministrazioni è in questo momento di grande aiuto per molti dei gruppi salentini.
Sul libretto sono riportati i testi in lingua originale, corredati da una quindicina di belle e ben contestualizzate foto di Andrea Morgante, purtroppo di piccolissimo formato.
Possiamo ritenere che il disco sia imperdibile per i fanatici della pizzica e gli attarantati in genere (che possono così organizzarsi la propria cura iatromusicale a domicilio, mediante impianto stereo), e che proponga nel contempo un gradevole campionario per chi è interessato ai differenti percorsi della musica del sud in questo momento.
Mario Gennari
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