Se la memoria ci soccorre, “Mirror Man” è il titolo del quinto disco di Captain Beefheart and His Magic Band (1967) considerato dagli storici del rock USA come uno degli album più rivoluzionari dell’epoca. Non si è dato sapere se i quattro ragazzi bresciani si siano dati questo nome come omaggio a quel disco; certo è, invece, che l’immagine delle Stelle di Ruggine (“Rusty Stars”) è cara a tanta cultura alternativa americana, non esclusivamente musicale; altrettanto certo è che per i nostrani Mirror Man fare musica è corollario a un’espressività più complessa, simbolica e visuale, strettamente connessa con il cinema e il teatro espressionista. Le canzoni che compongono il Cd hanno ispirazioni varie e arrangiamenti per lo più interessanti che conducono a fonti che hanno il sapore di Tom Waits e Kurt Weil, distaccandosi fortunatamente da un certo caposselismo di maniera ma non dimenticando la lezione di Nick Cave e Marianne Faithful. Leonardo Manenti, voce e chitarra; Luca Lusetti, batteria e percussioni; Paolo Mondolo, basso e mandolino; Stefano Alghisi, armonica kazoo e marranzano: questi sono i Mirror Man. Una traccia video aiuta a capire dove stanno andando e soprattutto perché. Teniamoli d’occhio: le idee non mancano.
Per seguirli
manenti.leonardo@tiscali.it
Dario Levanti
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