Bellissima sorpresa l’album di Ariane Lydon, inglese di nascita, vissuta fino ai dieci anni a Santiago del Cile, trasferitasi poi in Europa (prima in Svizzera, quindi in Francia) in conseguenza del golpe militare, attualmente residente negli States. Si tratta del quarto lavoro per quest’artista, molto apprezzata da personaggi come John Renbourn e Joanie Madden delle Cherish the Ladies, ma poco conosciuta in Europa, assolutamente da scoprire e da ascoltare con la massima attenzione. Ariane Lydon canta con una voce splendida che ricorda le grandi signore del folk inglese degli anni ’60-’70, in particolare Sandy Denny, suona ottimamente chitarra, acustica ed elettrica, arpa celtica, tastiere e bodhran, ed è autrice delle liriche e musiche di tutti i brani salvo uno: è quindi un’artista completa, in grado di creare un’opera di grande fascino e bellezza, uno dei migliori lavori ascoltati quest’anno, anche se è uscito negli ultimi mesi del 2004.
Fra brani più interessanti innanzitutto la stupenda versione di un classico della tradizione americana “Oh, my darling Clementine”, in cui si segnala anche un ottimo lavoro di Tim Britton alle uillean pipes, poi lo strumentale “Kentucky Bourbon”, dalla musica essenziale, ma coinvolgente, per chitarra, bodhran e sintetizzatore, “Straight lies, crooked secrets”, una bella melodia con un avvolgente accompagnamento di chitarra e basso: una nota sugli arrangiamenti, tutti molto “minimali”, ma perfetti nel creare un’atmosfera di grande suggestione. Fra gli altri pezzi segnalerei ancora l’iniziale “I loved in your arms”, un brano capace di regalare intense emozioni, l’incalzante “Stranger, stranger”, la delicata “Moving on” e la conclusiva “Speechless at Ground Zero”, un ricordo non retorico della tragedia dell’11 settembre 2001.
Un lavoro decisamente interessante, purtroppo non ancora distribuito in Italia, un’artista di grandi qualità che ci piacerebbe poter ascoltare anche nella dimensione live. Chissà quando…
Paolo Zara
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