Dopo l’antologico “Stories”; risalente ormai a qualche annetto fa, il gruppo guida della musica tradizionale friulana si ripresenta con questo “doppio” (in vendita a prezzo promozionale) che presenta diversi elementi di interesse.
Elegante nella sua confezione “ecologica”, raccoglie due dischetti molto differenti fra loro: il primo raccoglie registrazioni dal vivo effettuate negli scorsi anni con grande perizia da Stefano Ioan, tecnico del suono del gruppo, prematuramente scomparso e al quale questo lavoro è dedicato; il secondo è realizzato in studio e presenta, pur con una certa autonomia rispetto all’esibizione live, l’attualità della formazione, che vede allineati Andrea Del Favero, Dario Marusic, Flaviano Miani e Gianluca Zanier.
Il Cd dal vivo presenta alcuni “classici” del repertorio sedoniano, offerti nelle versioni del gruppo in cui militavano -oltre a Del Favero e Marusic- U.T. Gandhi e Lino Straulino, con già la partecipazione di Flaviano Miani: dalla suite maineriana “Fiamenga/La Putta Nera/Sciaraçule Maraçule” a tradizionali come “Donna Lombarda” e Tin Tidin Tidaine” attraverso composizioni dello stesso Del Favero e di Straulino si ripercorrono in tre quarti d’ora alcuni momenti importanti nella vita della formazione friulana e soprattutto si ha l’opportunità di fotografare -nell’immediatezza del live– un momento particolare della sua originale riproposta, che tanto ha sedimentato in regione al punto da costituire l’autentico fil rouge ormai quasi ventennale di una riappropriazione musicale alla quale bene o male tanti epigoni si sono poi ispirati.
Il secondo disco presenta invece un repertorio essenzialmente tradizionale (se si eccettuano due composizioni di Marusic -delle quali “Ta Istrozoianska” è sicuramente una delle cose più belle scritte dal musicista istriano- e una di Del Favero) ma è quello che introduce i maggiori elementi di novità: gli arrangiamenti sono, nella loro essenzialità priva di retorica, fra i migliori mai proposti dalla Sedon e il garbato uso delle tastiere (in controtendenza, un gruppo che le inserisce nella line-up mentre quasi tutti le ripudiano…) arrotonda certe asperità non solo linguistiche del repertorio. Un doppio Cd da non perdere, pur nella diversità delle motivazioni di ognuno dei due dischi, complementari fra loro e quindi inseparabili. Spiacciono un po’ l’esiguità delle note di copertina e il loro essere soltanto in friulano e inglese, ma il nice-price compensa ampiamente le difficoltà di traduzione e le curiosità insoddisfatte.
Roberto G. Sacchi
La Sedon Salvadie – “Strades di Cjant” (Doppio CD)
Folkest Dischi – DF10, 1999
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