Molti si ricorderanno degli Indaco, gruppo romano che conobbe una certa fortuna negli anni a cavallo fra vecchio e nuovo millennio, composto dagli storici fondatori Rodolfo Maltese alla chitarra, Mario Pio Mancini al violino e bouzouki e Arnaldo Vacca alle percussioni, ai quali si sono via via affiancati altri musicisti (Pierluigi Calderoni, Carlo Mezzanotte, Luca Barberini, Gabriella Ajello) e ospiti illustri della scena musicale italiana (il mai troppo rimpianto Andrea Parodi, Eugenio Bennato, Mauro Pagani, Paolo Fresu, Daniele Sepe, Massimo Carrano solo per citarne alcuni). Il loro percorso artistico ha subito una sospensione cinque anni fa, con la presentazione di quello che ci risulta essere stato il loro ultimo disco, “Terra Maris”, un progetto in cui la deriva jazzistica del gruppo aveva assunto una decisa accelerazione, contaminandosi con un certo rock d’atmosfera, vagamente ambient. Nu Indaco riparte da qui, con il solo Mario Pio Mancini della vecchia formazione, fresco reduce dall’esperienza “Ypsos”, progetto artistico forse sottovalutato dai più ma da noi molto apprezzato. “Su Mundu” ricalca nella struttura i lavori precedenti di Indaco, proponendosi come laboratorio musicale in cui il gruppo, ora composto anche da Antonio Nastasi alle tastiere, Lele Lunadei al basso, Martino Cappelli alle chitarre, Alessandro Severa alla fisarmonica, Monica Gugga alla voce e Gianni Polimeni alla batteria, si confronta con numerosi, nuovi ospiti quali Enzo Gragnaniello, Antonio ‘o Lione, Mohssen Kasirosafar, Luigi Cinque, Sanjay Karsa Banik, H.E.R., Alessandro D’Alessandro, Antonella Costanzo, Antonello Ricci e i ritorni di Arnaldo Vacca e Daniele Sepe.
Progetto in divenire, “Su Mundu” è più che mai laboratorio, nel quale conferiscono varie (forse troppe) anime, ma che compensa una certa mancanza di unitarietà con la varietà estrema di ambientazioni sonore e germogli acustici in forte crescita. Fra gli episodi che più ci hanno convinto, la rilettura della sempre splendida “Moresca nuziale” di Chraighead-Tesi (da “Forse il mare” di Ritmia, disco assolutamente seminale) e l’altrettanto magnifica “Acqua Cheta”, scritta da Alessandro Parente per la Piccola Orchestra La Viola, che partecipa al disco con due delle sue colonne, Antonella Costanzo alla voce e Alessandro D’Alessandro all’organetto, strumento del quale può essere considerato ormai uno dei migliori solisti italiani.
Roberto G. Sacchi
Nu Indaco – “Su Mundu” (CD)
Helikonia – HKRT0509, 2010
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