SURDOG RECORDS, 2009
ROOTS MUSIC/USA
Dan Hicks è uno di quei personaggi che hanno attraversato lembi di storia della “nostra” musica; figlio di un militare di carriera nasce il 9 dicembre 1946 a Little Rock [Arkansas] e sullo strascico degli trasferimenti famigliari approda a Santa Rosa, a nord di Frisco, dove impara a suonare il rullante nella banda scolastica e indirizzarsi poi all’attività di musicista esibendosi con la chitarra nei bar e in radio locali… Chiunque si sia incuriosito alla scena rock della San Francisco degli anni sessanta si sarà imbattuto nei Charlatans, band leggendaria proveniente dalla città della baia che nell’estate del 1965 mosse i primi passi con show contrassegnati dalla marcata inclinazione psichedelica e un disinvolto apostolato all’uso di sostanze allucinogene divenendo fonte di emulazione per molti gruppi di San Francisco. Ebbene: tra i membri della primigenia line-up c’era Dan Hicks, il protagonista di questa recensione, che in quel frangente suonava la batteria anche se in realtà il suo strumento è la sei corde. Alla fine del 1968 Dan decide di lasciare i Charlatans per dedicarsi alle sue propensioni disseminate tra blues, folk, ragtime, country, jazz e jug music dando vita agli Hot Licks.
“Tangled Tales” è un album degno di attenzione al di là dei musicisti presenti, nomi che sono una garanzia: Charlie Musselwhite, Richard Greene, David Grisman, Roy Rogers, dodici tracks per cinquanta minuti in erudite atmosfere swing “out of time” a cominciare dall’ouverture di “Who Are You?” con il violino di Greene e un bel solo della cromatica di Musselwhite nel più schietto blue-swing.
Claudio Giuliani
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