Ci sono dischi che, indipendentemente dalla riuscita finale, mostrano il marchio dell’immediatezza e altri che invece dichiarano all’ascolto quanto lavoro di costruzione (cioè di produzione) sia stato necessario per realizzarli. Poi ci sono i dischi che traggono in inganno: tanto ti sembrano freschi e spontanei, tanto invece hanno dovuto richiedere un’impegnativa progettualità “a monte” e nonostante ciò risultano brillantemente immediati. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza, in questo “Terra Ca Nun Senti”, di una coppia di produttori (li chiamiamo così pur consapevoli dell’imprecisione del termine) d’”assalto”: Fabio Barovero e Roy Tarrant, e di un maestro concertatore qual è Sebastiano Bell’Arte. In effetti, la grande tradizione siciliana del canto popolare non si era mai – se non in maniera episodica e casuale- incontrata con l’altrettanto grande tradizione bandistica dell’isola: due tradizioni da far convivere senza troppi esempi o modelli, per dare seguito a un esperimento condotto a Noto (Sr) qualche tempo addietro nel quale Rita Botto e la Banda di Avola presentarono una sorta di anteprima “live” del lavoro di cui parliamo. Conoscendo l’abilità della cantante catanese a affrontare repertori e stili differenti (in particolare il repertorio di Rosa Balistreri riletto nelle varie forme della musica contemporanea) e la frizzante creatività della Banda di Avola, così brava a duettare con la voce umana (cfr. il lavoro con Mircomenna, osannato giustamente da autorevoli voci critiche), non avremmo avuto motivi a priori di dubitare della validità della proposta. In sovrannumero, il saggio e competente lavoro di produzione artistica dei citati Barovero, Tarrant e Bell’Arte ci ha consegnato un disco praticamente perfetto, dove ogni ombra di casualità è fugata dalla compattezza dell’insieme, dalla chiara progettualità, dalla versatilità dei protagonisti. Divertente e di sostanza. www.bandadiavola.it
Roberto G. Sacchi
Lascia un commento