ANIMA MUNDI, AM001, 2005 – SALENTO/FOLK PROGRESSIVO
I Ghetonìa fanno parte di quel ristretto pool di formazioni leader sulla scena etnomusicale salentina, consolidate nonostante l’incessante e smisurata proliferazione di gruppi che vivono spesso di imitazione della corrente discografia. Costituiti nel 1992, fondono l’esperienza di componenti che si sono formati nel periodo pionieristico degli anni ’70, con l’entusiasmo di elementi più giovani cresciuti nel clima di crescente interesse per la tradizione musicale locale e la world music in generale. Ne fanno parte Roberto Licci (voce e chitarra acustica); Emanuele Licci (voce e chitarra classica), Salvatore Cotardo (sax soprano e clarinetto); Massimo Pinca (contrabbasso); Antonio Cotardo (flauto traverso); Admir Shkurtaj (fisarmonica) e Franco Nuzzo (percussioni). Ambasciatori per eccellenza della cultura musicale della Grecìa salentina, gli ottimi musicisti impiegano uno strumentario diversificato, la loro musica, spesso attraversata da una vena nostalgica, risulta nitida e ben risolta anche nei pieni strumentali; ecellenti le voci della famiglia Licci, impagabile quella di Roberto e di grande rilievo quella di Emanuele. Nella loro interpretazione anche i canti più comunemente rivisitati dal folk revival finiscono con l’emozionare ancora una volta, rivelando una primitiva, ruvida bellezza. I Ghetonia, pur rimanendo grandi interpreti di musica tradizionale, si sono precocemente distinti in composizioni ed arrangiamenti originali, introducendo, in particolare col fisarmonicista albanese Shkurtaj, un deciso sapore balcanico che, più che richiamarsi romanticamente alle radici grecaniche, è frutto di concreti ed intensi rapporti con la Grecia attuale, ed è coerente con la realtà storica dei flussi demografici e culturali dell’intera area salentina. Molto indipendente dal movimento della neopizzica, il gruppo ha presentato questo lavoro nell’estate dell’anno scorso, distinguendosi al festival “Notte della taranta” per non eseguire in concerto alcuna pizzica. Dei 13 brani presentati nel CD, uno solo è strumentale, “Terra e sale”, e dà il titolo all’intero lavoro. Gli altri 12 sono cantati in grico o in dialetto salentino. Ci sono classici tradizionali come “Oh rindineddha ca rindini lu mare” e “Oriamu pisulina”; testi di anonimi popolari musicati da Salvatore Cotardo; quattro brani il cui testo è stato scritto da Vito Domenico Palumbo, il più noto poeta popolare di lingua grecanica; un testo anonimo del ‘600 ritrovato e musicato da Daniele Durante e di cui Roberto Licci offre un’amabile interpretazione. Molto simpatico l’ultimo brano, cantato assieme agli allievi dell’Istituto Comprensivo “Antonaci” di Marano e Carpignano Salentino, che ci ricorda lo sforzo di quanti lavorano per sostenere la vitalità delle diversità culturali del nostro Paese. Il disco merita una menzione particolare per il valore poetico dei testi. Sia che si tratti di testi d’autore, che di anonimi popolari, dei brani presentati si apprezzano con rinnovato stupore la forza espressiva ed il lirismo, originati o comunque fatti propri da un mondo contadino e artigiano che sembra non abbia mai voluto rinunciare alla sua parte di bellezza. Nel calderone iperproduttivo salentino, questo lavoro si distingue nettamente e rappresenta, oltre ad un saggio di matura professionalità dei musicisti, un esempio di come si può, partendo dalle proprie radici culturali, trovare percorsi innovativi e linguaggi originali. E tutto questo senza scomodare ragni mitici, rituali magici ed altri consueti imbonimenti.
Mario Gennari e Stefania Brocca
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