Facciamo un gioco. Come avrebbe potuto intitolarsi questo disco se non si fosse intitolato “Il viaggio”? Probabilmente “The Dream”, il sogno. O anche, più metaforicamente, “Arrivo e Partenza”. Perché, avendo avuto la buona sorte di partecipare emotivamente alla genesi di questo Cd, ho capito quanto importante fosse la sua realizzazione per la Piccola Orchestra La Viola. Ecco allora il motivo di un possibile “dream”, il sogno di poter suonare, arrangiare e comporre insieme con un affermato sassofonista jazz statunitense, sia pure di nemmeno tanto lontane origini ciociare. Però anche “Arrivo e Partenza” sarebbe stato adatto, a significare come “The Journey” possa essere per la Piccola Orchestra La Viola sia un punto d’arrivo (dopo anni di concerti, dischi, didattica e attività socioculturali sul proprio territorio) sia un punto di partenza verso un possibile avvenire artistico. Narra la storia del progetto che Dan Moretti, qualche tempo fa durante un viaggio nella terra d’origine, si sia imbattuto in un concerto della Piccola Orchestra e sia rimasto stupito e folgorato dalla formazione laziale, dalla sua capacità di affascinare e coinvolgere e soprattutto dalle potenzialità di rivivere in chiave jazzistica le emozioni e le timbriche personalissime degli organetti, delle percussioni, della sezione ritmica di impianto rock. E dopo una adeguata gestazione vissuta con pari intensità di qua e di là dall’oceano ecco finalmente che “The Journey” è una realtà. Una bella realtà che ci consegna una Piccola Orchestra La Viola convinta e convincente, pronta a lasciarsi suggestionare dal fascino dell’improvvisazione e, nello stesso tempo, a portare avanti con coerenza il proprio discorso di rivitalizzazione di un genere e di uno strumento fortemente ancorati alla tradizione.
Registrato in poche ore, come vogliono le regole del jazz, “The Journey” conserva tutta l’immediatezza e la sfrontatezza di un progetto pensato a lungo ma concretizzato nella suggestione di un attimo in movimento, più fermo-immagine di video che non fotografia statica. E tutto ciò che al suo interno suona come possibile elemento di contrasto (Frosinone/Berkeley, Folk/Jazz, Esperienza/Improntitudine, Ancia Libera/Ancia Battente, Composizione/Improvvisazione, Orchestrazione/Assolo) viene assemblato e rifinito a colpi di pialla e lima fine per consegnarci una superficie omogenea e compatta, senza fastidiose sbavature né eccessivi ritocchi.
Sicuramente uno dei migliori dischi dell’anno. Coraggioso. Inusuale. In viaggio verso domani.
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