di Felice Colussi
E’ uscito ufficialmente nello scorso mese di novembre The Ferrymans’ Curse, il primo album degli Strawbs di nuovo materiale dopo otto lunghi anni. Pubblicato dall’etichetta Esoteric Antenna, è stato prodotto da Chris Tsangarides, un produttore da più parti definito come leggendario, uno con le pareti dello studio tappezzate di dischi d’oro, platino e diamante per le vendite dei dischi di gente che si chiama Thin Lizzy, Judas Priest e del mito del chitarrismo estremo, Yngwie Malmsteen.
The Ferryman’s Curse, il brano che dà il titolo all’album è l’epico seguito a quella The Vision Of The Lady Of The Lake che brillava su Dragonfly, considerate dal produttore Tony Visconti come una delle sue sei migliori produzioni insieme ai dischi di David Bowie e T Rex.
Ebbene, The Strawbs sono ancora qui dopo cinquant’anni di carriera, con la caratteristica voce di Dave Cousins e la loro riconoscibile linea musicale, che li ha resi in questi anni uno straordinario marchio di fabbrica.
L’attuale formazione del gruppo è composta da Dave Cousins alla voce, chitarra acustica e autoharp, Dave Lambert alla voce e alla chitarra elettrica, Chas Cronk al basso, pedaliera, chitarra dodici corde e alla voce, Dave Bainbridge alle tastiere, chitarre e bouzouki e Tony Fernandez alla batteria e alle percussioni.
Ascoltando le tracce di questo disco, a parte la qualità d’incisione che è decisamente moderna, si fa fatica a non credere che si tratti di materiale di quarant’anni fa. Grandissima qualità compositiva e la voce… beh… signori, la voce di Dave Cousins è qualcosa di unico, ancor più maturata nel tempo.
Dopo l’iniziale introduzione elettronica In The Beginning, pastime a un classic brano Strawbs, The Nails From The Hands Of Christ è una canzone sul rapporto tra le giovani generazioni e gli aspetti religiosi della vita.
The Song Of Infinite Sadness e The Familiarity Of Old Lovers, con i suoni vintage del Mellotron ci conducono attraverso atmosfere più riflessive. When The Spirit Moves potrebbe essere un eccellente hit natalizio, mentre la successiva The Ten Commandments ha addirittura echi degli ZZ Top.
Dopo l’orchestrale The Reckoning, a nostro modesto avviso il brano meno centrato del disco, arriviamo alla folk ballad, quella che da il senso all’intero disco, Bats And Swallows prima di chiudere con l’ottimista e rockata We Have The Power.
Ottimo disco davvero, questo realizzato dall’inossidabile gruppo inglese. Un gran bel lavoro, assolutamente consigliato.
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