di Alessandro Nobis
Si sta formando in Italia una corrente di pensiero musicale che abbina strumenti e suoni appartenenti a diverse culture a nuove scritture che descrivono ambientazioni musicali dove convivono perfettamente idiomi diversi; mi vengono in mente i New Landscapes e il quartetto di Elias Nardi, ai quali si aggiunge questo smagliante ensemble guidato dal chitarrista e compositore fiorentino d’adozione Tolga During. Il progetto simpaticamente si chiama Ottomani, non solo perché è appunto formato da quattro musicisti (con lui ci sono Francesco Ganassin al clarinetto basso, Giuseppe Dimonte al contrabbasso e Andrea Piccioni con i suoi tamburi a cornice), ma perché chiaramente guarda a est, nel vicino oriente anatolico e si muove, come dicevo, su territori immaginari con due punti cardinali, il Levante e il Ponente. Levante per le sonorità, i tamburi a cornice, il clarinetto basso che suona come quello tipico della tradizione del vicino oriente greco-anatolico, la chitarra che a tratti suona come un liuto arabo, e la musica afroamericana occidentale nella struttura dei brani, dove gli assoli si innestano nei tempi alla perfezione: come in Modimo che chiude il disco e che mi sembra paradigmatico di Gelibolu: apertura di contrabbasso, chitarra che detta il tema puntualizzato dai tamburi a cornice, efficace solo di clarinetto basso con tanto di sovracuti, riproposta del tema dal clarinetto e dalla chitarra, solo di chitarra (oud) e conclusione.
Musica di rara bellezza, a mio avviso, che va ad arricchire il già prestigioso catalogo della Visage, che intelligentemente guarda al panorama della miglior musica d’autore italiana di estrazione tradizionale come le produzioni di Banditaliana, Elias Nardi o il Duo Bottasso.
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