di Gianni Giusti
E’ terminata anche questa edizione della rassegna Un Paese a Sei Corde: dodici candeline,, una manifestazione ormai matura organizzata con passione e sompetenza, che coinvolge uno staff formato da professionisti, ma anche da amici che danno una mano. E tutti sono sempre attenti, pronti a dare una mano, attivi e disponibili. Ed è un piacere vedere come questa passione si traduca in una serie di appuntamenti di classe, ben ventiquattro alla fine.
La sfilata dei talenti presenti non può che iniziare con due gemme come Riccardo Zappa e Peter Finger che hanno entrambi confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la qualità cristallina della loro tecnica; i fratelli Taufic che hanno tenuto uno splendido concerto a Stresa, il simpaticissimo Marco Pagani, Michel Gentils che ha ammaliato il pubblico di Baveno con le sue arie d’influenza indiana ed è in un certo senso una scoperta del festival, un eccellente Bob Bonastre, che è un grande amico del festival e all’istrionico Trevor Gordon Hall di Philadelphia. Senza dimentica il trio di Francesco Loccisano che ha fatto ballare la piazza di Orta, Bellato e Piccone, che, contandole tutte, hanno portato sul palco ben ottanta corde, la giovane chitarrista classica Eleonora De Prez e la splendida Karlijn Langendijk che si è esibita a Cureggio, con una citazione poi per gli ospiti del Savarez Day…
Gli ultimi due concerti hanno infine sintetizzato la filosofia della rassegna, in un condensato di altissima tecnica, professionalità e grande spettacolo.
Il duo argentino di Horacio Burgos e Carlos El Tero Buschini ha letteralmente ammaliato il pubblico con un repertorio fuori da schemi di generi, dove il jazz ha dialogato con la tradizione sudamericana, e le straordinarie veroniche della chitarra di Horacio Burgos sono state punteggiate dalla chitarra basso acustica di Buschini.
Gran finale al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna, con lo spettacolo dei Musica da Ripostiglio, quattro ottimi musicisti che mescolano abilmente canzoni e gag con spirito teatrale, che coinvolgono il pubblico come non mai. Da Natalino Otto a Carosone, Kramer e tutto lo swing italiano rivisitati, tradotti e reinterpretati con classe e grande trasporto.
Un Paese a Sei Corde ha inoltre il merito di far viaggiare pubblico tra Lago d’Orta e Lago Maggiore, dalla pianura fino ai piedi delle Alpi: turismo, divertimento, gastronomia: una grande manifestazione, di quelle che fanno bene al nostro disastrato Paese.
Le foto sono Manuela Reggiori
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