Rispetto al numero (forse non più crescente ma comunque notevole) dei praticanti di danza popolare, la produzione di dischi ad hoc in Italia è sicuramente sottodimensionata. Questo Un Pé Për Tèra, seconda produzione discografica dei piemontesi Li Brando dopo il cd di debutto omonimo del gruppo, a differenza del primo episodio, che spaziava fra i mondi più amati dai ballerini (Bretagna, Paese Basco, Occitania ecc.), è dedicato interamente alle danze tradizionali di territori oggi amministrativamente compresi nella Regione Piemonte, dal Canavese alla Val Sangone, dall’Alessandrino alla Val Maira, dalla Val Chisone alla Val Po. Come scelta stilistica, il disco ricalca coerentemente quanto testimoniato dal precedente: arrangiamenti sobri, grande pulizia del suono, correttezza nella esecuzione delle versioni e nella citazione delle fonti. Inevitabilmente, dato il suo carattere antologico, il lavoro di ricostruzione stilistica sarebbe stato immane e smisurato rispetto alle stesse intenzioni del gruppo, che non si pone obiettivi culturali di ampio respiro quanto piuttosto una seria riproposta personale, ampiamente dichiarata nelle brevi note che lo illustrano. Questa presa di coscienza, quindi, giustifica ampiamente una certa uniformità di stile etnomusicologicamente non esemplare, peraltro inevitabile quando si suona soprattutto con passione: fra la Giga di Sanfront e l’Alessandrina di Marco, fra un Balet della Val Vermenagna e una Granda Giga ci sono distanze abissali che l’esecuzione dei cinque Li Brando (Gianni Ascheri, organetto; Fabio Caucino, percussioni; Igor Ferro, ghironda e piffero; Ladislao Todoroff, violino; Giancarlo Zedde, fisarmonica) non avrebbe mai potuto restituire nella loro dimensione reale, pena una pericolosa disomogeneità che avrebbe certamente penalizzato il prodotto finale più di quanto non possa aver fatto l’esistente, e nemmeno universalmente intelligibile, appiattimento. Un Pé Për Tèra è quindi un disco che non ci sentiamo di consigliare né agli austeri paladini del ricalco stilistico né ai feroci sostenitori del nuovo che deve avanzare a tutti i costi: è un disco per tutti, da ascoltare in pieno relax sicuramente ballando ma anche ascoltando, con un piede in terra che indica concretezza, realismo, quotidianità ma anche capacità di muoversi verso un terzo disco che ci dirà molto riguardo all’effettiva potenzialità del gruppo. Li aspettiamo con curiosa e un po’ complice attesa.
Enrico Lucchesi
Danielle de la Héronnière dice
Ma préférée : la Mazurca Colleretto … Un morceau magique !…