Dalla Scozia, ma in realtà trapiantato da parecchio tempo negli States, precisamente a Houston, Texas, arriva Hugh Morrison con il suo ultimo album, Under a Texas Skye. Morrison, solista di lungo corso di melodeon e di organetto diatonico, allievo del grande Ali McGregor della Tain Scottish Dance Band, ha cominciato a suonare alla tenera età di dieci anni e da allora la sua carriera si è svolta soprattutto nell’ambito delle Dance Band, con un repertorio di Ceilidh e Country Dance, che lo ha portato a partecipare a moltissimi eventi di musica scozzese e irlandese in Europa e negli USA. Come già detto, dopo il 2000 si è trasferito oltreoceano dove ha pubblicato tre album e ha avviato alcuni progetti collaterali, la band di celtic rock progressivo Murder the Stout e il trio acustico Lonestar Stout. Under a Texas skye è il suo terzo lavoro solista, che, nonostante il titolo è molto poco americano e profuma invece della più cristallina tradizione scoto-irlandese: in pratica l’unico pezzo americano è la celebre “Red River Valley”, affidata alla voce di Jed Marum, così come gli altri due pezzi vocali, due standard del folk scozzese, “Come by the Hills” e la stupenda “McPherson’s Rant”, ispirata alla vicenda di un famoso bandito delle Highlands. Naturalmente la parte del leone la fanno gli strumentali, in cui il solista è degnamente accompagnato dalla chitarra e dal banjo di Jed Marum, dalle tastiere e dal bodhran di Kendall Rogers, dalla batteria e dalle percussioni di Jonathan Chamrad e dal violoncello di Trish Strain. Alcuni dei pezzi sono composti dallo stesso Morrison, e fra questi segnaliamo il medley iniziale “Aidan’s /Ali Mc Gregor’s Jig/Made in Texas” e “Dun Eistein”, dalla melodia semplice ma evocativa, altri sono brani tradizionali (per es. le incisive “Minors’ reels” e “Calum’s Road/A Tune for Jimmy”), altri ancora sono brani di composizione di vari autori del giro folk ma non solo, fra cui spiccano l’eccellente riproposta di un brano degli Ossian, “The sea around us” e la struggente melodia di “Welcome to Skye” di Neil McKay.
Un ottimo album particolarmente indicato agli amanti dello strumento e agli ascoltatori più tradizionalisti.
Paolo Zara
Lascia un commento