Valfino al canto è il nome di una delle kermesse musicali più significative dell’entroterra teramano, che giunge quest’anno alla ventitreesima edizione. Un connubio tra serio e faceto, nel quale momenti di ascolto e riflessione convivono al fianco del divertimento e di una sana sfrenatezza. Forti di una solida esperienza e delle idee originali che hanno contribuito a rendere l’evento un riconosciuto format, i promotori della manifestazione non si sono mai allontanati dalle modalità espressive di matrice contadina, sulle quali, nel corso degli anni, hanno innestato elementi di abile sperimentazione: da ciò l’armonizzazione di contesti afferenti ad aree musicali e geografiche tra loro lontane e che ad Arsita, nei tre giorni di festa, conoscono un audace e interessante accostamento. Al tonfo di una grancassa fa eco lo squillo argentino di una tromba e l’impazzare di un salterello è contrappuntato dall’estrosità delle musiche balcaniche. La trascinante energia di suono e di ballo, prodotta da diverse squadre di suonatori itineranti, dà vita a cortei sinuosi ed eterogenei, in cui il protagonismo di cui suona, senza palchi e senza amplificazioni, non è superiore a quello di chi balla e ascolta.
Anche l’edizione di quest’anno proporrà una grande varietà di appuntamenti e spettacoli: oltre alla ricchezza del calendario musicale, vanno ricordati di seminari sulle danze e le musiche popolari e i laboratori di realizzazione artigianale di strumenti musicali.
Per quel che riguarda l’aspetto gastronomico, è ormai abituale il sodalizio di Valfino al Canto con la sagra del coatto, un antico piatto pastorale a base di carne di pecora bollita con particolari erbe aromatiche, tipico di Arsita. Oltre a ciò, i buongustai potranno addentrarsi nella cosiddetta via del gusto, lungo la quale saranno allestiti punti di assaggio e vendita di specialità di produzione locale.
Ancora una volta, alle ore 21 del 9 agosto, ad aprire la festa sarà la folle processione della santa Flurijì (il cui nome significa fiorire nel dialetto arsitano), santa estranea all’agiografia canonica e frutto dell’immaginazione degli organizzatori, che nel corso degli anni è stata assunta come protettrice della festa, dei suonatori e di tutte le fioriture.
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