Concerto dei giovani artisti della sezione canzone, a cura di Tosca, Felice Liperi e Paolo Coletta, con la supervisione musicale di Piero Fabrizi, mise en espace di Massimo Venturiello. Uno spettacolo di voci e di suoni che nasce dal corso sulla canzone popolare realizzato dagli studenti che hanno seguito il corso sulla Canzone nell’ultimo anno dell’hub culturale della Regione Lazio Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, da Tosca e Felice Liperi. Un lungo percorso di studio attraverso voci, memorie e melodie che ha permesso di recuperare riti familiari, feste popolari, cronache di lavoro e tragedie, che nel lavoro di rilettura dei curatori è diventato un concerto con cui si intende raccontare la memoria musicale di una nazione. Non però un lavoro da tecnici ed etnomusicologi bensì da osservatori della memoria musicale italiana per recuperarne le melodie più intense e significative e comprenderne le radici storiche. Unite da un percorso coerente intitolato Viaggio in Italia queste melodie hanno offerto l’occasione al gruppo dei giovani artisti del laboratorio di Canzone di costruire connessioni fra passato e presente della nostra memoria musicale e soprattutto di recuperare repertori e ricordi di artisti troppo presto dimenticati. Fra questi la grande cantante Giovanna Daffini, voce delle mondine e della Resistenza, Caterina Bueno, memoria della Toscana, Matteo Salvatore, dolente voce delle genti che abitavano nell’area foggiana. Con il sentimento dei tempi presenti gli artisti della sezione Canzone rileggeranno questo repertorio in modo che diventi un concerto/spettacolo atto a rilanciare la memoria di eventi memorabili del passato come Bella Ciao e Ci Ragiono e canto, gli spettacoli con i quali Roberto Leydi e Dario Fo negli anni Sessanta portarono in teatro i canti della tradizione popolare.
Questo laboratorio, la cui messa in scena è curata da Massimo Venturiello, – afferma Tosca – è stato una straordinaria immersione nelle radici della musica popolare. E quello che accadrà sul palco sarà il frutto di un lavoro tanto impegnativo quanto appassionante. Per prepararci infatti abbiamo fatto una ricerca approfondita, analizzando e studiando materiali dal 1600 al 1930. Ovviamente quando si parla di musica popolare non si può scinderla dalle tante vicende che hanno contraddistinto la nostra storia e da vari temi – fra questi sicuramente i più frequenti sono il gioco, la festa, l’amore, l’immigrazione. L’approccio però non è stato quello scientifico ma quello di un gruppo di osservatori desiderosi di riscoprire le proprie radici musicali, il proprio passato. Un passato ricco, in cui la tradizione orale accomuna varie zone del nostro Paese, un repertorio in cui a seconda dell’area geografica ritroviamo le stesse canzoni ma con svolgimenti diversi, come La povera cecilia, brano presente in tutte le regioni d’Italia con finali e trame diversi, ma che praticamente è la storia di una delle più affascinanti protagoniste dell’opera lirica, Tosca. Mi piace sottolineare che molte delle ricerche sono state fatte prendendo ad esempio Alan Lomax, l’etnomusicologo americano che ha rivoluzionato il metodo di studio della musica popolare documentando sul campo la cultura musicale di molte zone degli Stati Uniti, in particolare quella dei discendenti degli schiavi deportati dall’Africa – così molti degli studenti sono andati nei loro paesi d’origine (provengono da tutta Italia) a registrare le testimonianze degli anziani, per riuscire a raccogliere l’elemento più prezioso di questa ricerca, ciò che rischia di andare perduto perché tenuto in vita solo dalla tradizione orale.
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