È sempre un momento particolare la recensione di una delle tante registrazioni di Maria Kalaniemi (ha ormai pubblicato quasi 20 cd…). E non solo perché quando si parla di Kalaniemi, si parla ormai una star riconosciuta della fisarmonica, capace di entrare con i suoi cd nelle posizioni alte delle classifiche mondiali del circuito folk-world. C’è qualcosa di più. C’è il suo tocco impareggiabile. C’è la sua originalità. C’è la sua capacità di passare dalle composizioni e arrangiamenti ricche di energia alle composizioni più intimistiche e sospese. Tanto che qualcuno l’ha definita “l’Erik Satie della fisarmonica”. Una definizione che, pur mancando in Maria la carica eversiva del musicista francese, ben si adatta alle sperimentazioni (ma non tutte…) fatte in questi anni con i gruppi Niekku e Aldergaz e alle partecipazioni al gruppo “internazionale” degli Accordion Tribe.
Dopo queste poche considerazioni, che spero aiuteranno il lettore ad apprezzare questa musicista finlandese – ora anche docente al Sibelius Academy Folk Music Department – veniamo a parlare dell’ultimo disco Vilda Rosor.
Il disco è un personale pellegrinaggio nel mondo della musica di radice finnico-svedese, mondo che è stato quello della Kalaniemi, cresciuta con e attraverso questi due linguaggi, con e attraverso le loro similarità e le loro differenze. Il pellegrinaggio di Vilda Rosor la porta in contatto con canzoni e ballate che Kalaniemi ha ascoltato da giovane (ad esempio I fjol, un brano ascoltato alla radio e spesso cantato dalla nonna) o ha collezionato nei suoi pellegrinaggi musicali. È ad esempio il caso della famosa, tragica, ballata Sven i Rosengård che viene proposta in una versione raccolta nella regione dell’Ostrobotnia. Non mancano poi composizioni del fisarmonicista svedese Lars Hollmer o composizioni della stessa Kalaniemi che ogni tanto dalla tradizione ammiccano alla sua passione per i tanghi.
E sicuramente ogni brano, ogni parola cantata (sì, in questo disco si possono ascoltare anche le sue doti vocali) sono riproposte con il suo stile, il suo tocco inconfondibile.
Un tocco, tuttavia, non solitario. Il disco vede molti vecchi compagni di avventure musicali:
– Eero Grundström (harmonium, harmonica)
– Arto Järvelä (violin)
– Mikko Kosonen (chitarra elettrica)
– Pekko Käppi (jouhikko, voce)
– Pekka Lehti (contrabbasso)
– Olli Varis (chitarra acustica e dotar)
– Janne Viksten (banjo).
Un disco ricco di suoni e di emozioni da ascoltare e da vivere. Un omaggio ai musicisti e cantanti di tradizione finnico-svedese per il contributo che hanno dato nel passato e che continuano a dare oggi alla musica tradizionale finlandese.
L’album è pubblicato dalla Records Aito. http://www.aitorecords.com
Tiziano Menduto
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