Tra il 13 e il 24 luglio scorso si è tenuta la XV edizione di Vincoli Sonori – Klezmer & Gypsy Festival, ospite in una triplice cornice tra Collegno, Torino e Pinerolo.
Tre luoghi, una molteplicità di culture, di strumenti e di sonorità differenti: anche in quest’occasione il linguaggio musicale si dimostra strumento di incontro tra culture e sonorità geograficamente e temporalmente distanti, tra l’ascoltatore e lo spirito popolare e sincero che soggiace queste culture, il tutto filtrato dall’abilità e dall’intuito creativo di artisti eclettici.
E’ stata un’edizione del festival arricchita con proiezioni di documentari e rinnovata con nuove sonorità: accanto a musiche klezmer e gypsy si sono incontrati suoni del sud Italia e contaminazioni elettroniche, a testimoniare la vitalità del genere che non si appiattisce sulle tradizioni ma le reinterpreta per il contesto sociale contemporaneo.
La sera di martedì 13 luglio alla Certosa di Collegno in un clima decisamente afoso Vincoli Sonori si apre con la Amsterdam Klezmer Band, uno dei più popolari gruppi klezmer europei, giusto per alzare ancora la temperatura… I sette membri della AKB abili strumentisti dotati di una forte vena creativa e un grande eclettismo, mescolano abilmente ritmi più strettamente klezmer con musica balcanica e zigana e più in generale col jazz. La band presenta il suo nuovo album Zaraza, particolarmente ispirato dalla musica folk rumena. Il pubblico numeroso apprezza cercando di incalzare col battito del piede il ritmo prima posato e quasi ipnotico del gruppo olandese, poi l’intensità della musica aumenta e l’invito a farsi trasportare dalla danza dall’est all’ovest della vecchia Europa è evidente e irresistibile. Job Chajes e gli AKB riescono a comunicare impeccabilmente il senso dei loro testi nonostante lo scoglio della lingua. La raffinatezza della loro esecuzione è puro godimento.
Due giorni di pausa e il festival riprende con il ciclo di documentari presso il Cortile della Farmacia di Torino. Venerdì 16 luglio viene proiettato il documentario Una devozione a passo di danza (2007) di Roberto Galante: un’interessante ricerca antropologica a Riace sul confronto tra due antiche culture, quella rom e quella contadina calabrese in occasione dei festeggiamenti dei Santi Cosma e Damiano. La festa si colorisce di retaggi del passato pagano e di elementi del presente cristiano, a operare un macramè di tradizioni diverse che sfociano in un presente di costruttiva convivenza, a suon di tarantella.La proiezione di documentari prosegue sabato 17 luglio prima con Lopott Ritmus (Hipi-Hopi il ritmo rubato) (2008) di Martin Szecsanov: la ricostruzione della storia di Jozsef Takacs e del cortometraggio che girò nel 1974 sull’Hipi-Hopi, antica danza contadina eseguita durante le feste per il raccolto. Segue poi The pied piper of Hutzovina (2004) di Pavla Fleischer: il protagonista Eugene Hutz, il leader della band gypsy-punk Gogol Bordello. La regista deve letteralmente inseguire Eugene e stare al suo gioco, impresa non facile per la sua esuberanza incontenibile. In un viaggio tra la povertà dei campi rom dell’Europa dell’est fino a Mosca, il leader dei Gogol Bordello ripercorre le orme della sua infanzia riscoprendo oggi le sue radici culturali e musicali, che sono base della sua espressione artistica.
Si conclude il ciclo di proiezioni domenica 18 luglio con A jumpin’ night in the garden of Eden (1987) di Michal Goldman, per la prima volta in Italia. È il primo documentario sul klezmer revival: la regista documenta gli sforzi di due band per ricostruire la storia perduta della musica klezmer. Particolari interviste ad anziani klezmorim dell’est Europa ripropongono un’idea di cultura orale tramandata con fatica fino ad oggi. Concluso il ciclo di proiezioni riprendono le danze martedì 20 luglio di nuovo a Collegno con i vivaci Epifani Barbers & Cantori di Villa Castelli. Profumo e sapore di Mediterraneo si esprimono con pizziche travolgenti, ritmi ipnotici e filastrocche rappate: l’effetto è un sapiente e divertente rinnovamento delle sonorità tradizionali salentine. Il connubio tra Mimmo Epifani (ricco di numerose collaborazioni, tra cui spicca quella con Eugenio Bennato), gli Epifani Barbers e i Cantori di Villa Castelli è un azzeccato ensemble che esprime una Puglia protesa nel Mediterraneo a testimoniare che sperimentazioni e contaminazioni musicali coraggiose sono possibili. È uno spettacolo vedere Vito Nigro, uno dei due Cantori, un anziano pastore di capre di Villa Castelli, ballare e cantare a squarciagola con voce squillante anche dopo la fine del concerto per la gioia di chi rimane fino alla chiusura dei cancelli. I suoi urli ancora riecheggiano nel cortile della Certosa, ad urlare una tradizione trascorsa che con coraggio e semplicità non si nasconde nel rimpianto ed affronta orgogliosa il presente.
La sera di mercoledì 21 luglio lasciamo la Puglia e nella cornice del parco dell’Istituto Corelli di Pinerolo ascoltiamo gli Zingaros, trio di virtuosi argentini (violino, chitarra e fisarmonica) che sta conquistando consensi tra gli appassionati europei di musica gypsy. Il loro sound è un’elaborata fusione di melodie tradizionali dell’est e tango, che loro amano definire nuovo tango gitano. Le musiche del loro ultimo cd, Cirkari, esprimono la passione del popolo di oltreoceano e la malinconia dei rom europei, la fatica degli emigranti europei in Argentina e la creatività dei nomadi di sempre. Per la prima volta in Italia, immersi nel verde del parco gli Zingaros congiungono due continenti distanti migliaia di chilometri inchiodando gli abitanti del quartiere ai balconi con l’orecchio teso a godere di questa musica viva.
Sempre immerso nel parco dell’istituto Corelli giovedì 22 luglio, nonostante la cupa giornata e l’acquazzone appena prima dell’inizio del concerto, Vincoli Sonori ospita i Mazal, per la prima volta in Italia. Sonorità della tradizione musicale sefardita si incontrano con i suoni campionati dell’elettronica creando una miscela esplosiva che coinvolge l’intero Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia passando per il Marocco e la Tunisia. Il duo di Poitiers ha di recente pubblicato un cd, Axerico in Selanik. Un’ora e un quarto di concerto travolgente, equilibrato nella scelta di elementi nuovi e tradizionali, emozionante anche per un auditorio non proprio giovanissimo, tanto da spingere alcune signore sul fondo della platea a ballare concitatamente, che spettacolo!
Da venerdì 23 luglio i concerti raddoppiano, all’appuntamento serale si aggiunge quello pomeridiano nella raccolta ma indovinata piazza Facta a Pinerolo dove, in occasione del centenario dalla nascita di Django Reinhardt si esibiscono i Gadjoswing, nuovo e brillante trio (due chitarre e un contrabbasso) di Roma. Il loro repertorio parte dai classici manouche di Django riletti alla luce delle interpretazioni stilistiche più recenti, alle melodie tradizionali gitane, dagli standard jazz degli anni trenta alle composizioni dei più noti esponenti del manouche contemporaneo. Il pubblico raccolto nell’accogliente piazza gode della bravura del trio romano, dal bimbo che accenna passi spontanei di musica all’anziano compiaciuto. Alla sera ci spostiamo nuovamente al parco Corelli e il ricordo va ancora al formidabile Django grazie al torinese Manomanouche Quartet, uno dei gruppi più longevi e apprezzati del panorama del jazz manouche italiano. La qualità del concerto è assicurata e una splendida luna accresce il fascino della serata. Il concerto si conclude con un gioco di improvvisazioni di Nunzio Barbieri che riesce ad inserire persino la sigla dei Flinstones…
Il pomeriggio di sabato invece vede in piazza Facta, per la prima volta in Italia, i Lungo Drom, giovane quartetto nato musicalmente durante la giornata mondiale dei Rom a Lione. Il quartetto riunisce musicisti con alle spalle percorsi musicali eterogenei che vanno dal canto tradizionale italiano al jazz, passando per la musica turca e il klezmer. Lungo Drom è il lungo cammino, la strada percorsa dal popolo rom partito dall’India mille anni fa e che ha attraversato molti paesi impregnandosi delle culture e delle musiche incontrate. Maria Abatantuono, con la sua voce toccante, porta sul palco le sue composizioni originali e le canzoni tradizionali del Rajasthan, Russia, Romania, Macedonia. E la piazza è affascinata, ammaliata da queste sonorità ricche di storia, fil rouge tra culture di diversi continenti.
Il festival si chiude sabato sera con i poliedrici Anakronic Electro Orkestra. La band francese (per la prima volta in Italia) si mostra particolarmente versatile e si snoda tra una molteplicità di generi diversi. Rispettando lo spirito originale del klezmer, la Anakronic Electro Orkestra ne propone una rilettura ispirata e moderna, irresistibilmente danzante, in cui si rincorrono dub effect, il reggae e lo ska. La band, nata nel 2007, ha già toccato in questi tre anni i più importanti club di world music e di elettronica francesi. La serata si scalda in fretta con i loro ritmi incalzanti ed ipnotici e la commistione di generi dà frutto ad un risultato veramente originale.
Una XV edizione che non risparmia colpi: musica di gran qualità, fedeltà alla tradizione klezmer, ricerca e innovazione grazie a gruppi affermati e a band emergenti che sperimentano contaminazioni coraggiose ma efficaci.
Per un Piemonte che rischia di arroccarsi nel provincialismo e nella paura del diverso, Vincoli Sonori ancora una volta si dimostra un’esperienza importante per l’incontro tra diverse culture, generi musicali e qualità degli artisti.
Francesco Olivetta
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