D.I.R. RECORDS, 2008
TEXAS COUNTRY MUSIC
Quella di Dave Insley è musica giusta e di buona qualità, fatta di suoni schietti, di canzoni oneste e attive dove potremmo richiamare ancora una volta l’abusata espressione del troppo rock per essere country e troppo country per essere rock anche se alla fine il colore verosimilmente più presente ha connotazioni marcatamente country.
Anche se ha inchiodato la propria sede ad Austin, Texas, mr. Insley è cresciuto in Arizona dove ha assimilato il suo background iniziando presto a suonare in cowpunks bands locali in ogni buco di locale che gli capitava a tiro e bazzicando tipi come Roger Clyne & Peacemakers o i Refreshments.
Tra le sue esperienze più significative rievochiamo i Nitpickers, newgrass band con base a Phoenix e con i quali nel 2000 ha realizzato un omonimo album per la Rustic Records, seguiranno poi i Trophy Husband che hanno all’attivo due dischi di buon interesse: Dark & Bloody Ground (Rustic 2001) e Walk With Evil (Hayden’s Ferry 2003).
In tasca si ritrova ad avere un paio di progetti solisti maturi e densi di Americana, due dischi equilibrati e intensi, che non deludono e che sanno catturarci ad ogni ascolto: sto parlando di Call Me Lonesome (2005) e di Here With You Tonight (2006), albums che sono andato a riascoltarmi per un raffronto diretto con l’odierno West Texas Wine e che sono contento di possedere proprio per quell’onestà espressiva che trasuda da ogni traccia.
Il nuovo lavoro grava tutto sulle sue spalle, non c’è più l’amico Rick Shea o stimati ospiti a portare i loro servigi o un po’ d’esperienza, ma il giovanotto si avvale semplicemente delle prestazioni dei ragazzi della sua live band Dave Insley Careless Smokers che identifichiamo in Dale X. Allen (electric guitar, vocals), Bobby Snell (steel guitar), Daniel Jones (drums) e Vance Hazen (bass) che si alterna a Mickey Ferrell (bass) mentre Insley oltre a cantare le sue canzoni suona l’acustica. Beatin’ Ya Down apre le danze e lo fa nel migliore dei modi con un suono brillante, ricami di steel e un ritornello stuzzicante; subito dopo arriva la sagace title track West Texas Wine, song azzeccata e ben articolata.
Come See What’s Left Of Your Man è sciolta e guizzante, un truck honky-tonk vorticoso e scapigliato con la presenza del violino di Jenny O’Bert mentre Geneva’s Gonna Leave Ya ha una movenza narrativa e il pianoforte di Chip Dolan che semina virgole e radiazioni fulgide.
L’eccellente Everything’s Broken Again è una benefica waltz-ballad e mi richiama alla memoria la scrittura del miglior Butch Hancock. Waitin’ Where She Hides infonde spontanea distensione, è contigua a certi climi cromatici di Dave Gleason grazie anche alla bella prestazione circolare della pedal steel e una nota di merito và anche alla munifica Don’t Take It Away (che, se non erro, proviene dal repertorio di Conway Twitty), una lunga track crepuscolare dalle mille suggestioni che sconfinano tra indolenti iridescenze e un crescendo di ruspanti impulsi positivi.
Claudio Giuliani
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